Il Natale è una delle feste più importanti dell’anno, dove si riscopre il piacere di stare con i propri cari, e non mancano di certo le occasioni per mettersi a tavola e gustare i migliori piatti della tradizione. Il menù di Natale in Piemonte è un vero tripudio di pietanze e sapori importanti, in cui la cucina più tipica del territorio si esprime al massimo. Un menù completo che va dagli immancabili antipasti fino ai dolci più golosi, passando per primi decisamente ricchi e consistenti e secondi di carne particolarmente prelibati.

Se state pensando di preparare un tipico menù di Natale piemontese, in questo articolo vi presentiamo i piatti della tradizione che non possono assolutamente mancare.

Gli antipasti piemontesi per iniziare con vere prelibatezze

In Piemonte, un pranzo o una cena importante inizia sempre con una serie di antipasti. Una lista di prelibatezze anche piuttosto lunga, con pietanze fredde e calde, tutte immensamente gustose.

Uno degli antipasti più caratteristici e immancabili della tradizione Piemontese è sicuramente il vitello tonnato. Il girello di vitello, ovvero la parte posteriore della coscia, viene fatta cuocere con erbe aromatiche e vino bianco e servita con una deliziosa salsa a base di uova e tonno. Si tratta di una carne molto magra e pregiata, totalmente priva di nervature, e per questo particolarmente tenera e gustosa.

Un secondo antipasto, che non manca mai sulle tavole piemontesi, è l’insalata russa. Viene preparata con verdure miste lessate, come piselli, carote e patate, a cui vengono aggiunti il tonno, le uova sode e tanta maionese, possibilmente fatta in casa da mani esperte. Alcuni ritengono che questo piatto, di origine ottocentesca, derivi dall’Insalata rusa, che prevedeva l’utilizzo delle barbabietole, mentre altri suppongono che questa insalata sia stata ideata da un cuoco della corte sabauda in occasione della visita degli zar in Italia. Questo piatto, a differenza della versione attuale, prevedeva l’utilizzo della panna al posto della maionese, per ricordare la neve, sicuramente molto abbondante in Russia. Questo antipasto ebbe un immediato successo, tanto che lo zar decise di diffondere la ricetta anche presso la sua corte e venne esportata in tutta Europa, soprattutto in Francia, dove ancora oggi viene servita nei migliori ristoranti.

Un ulteriore antipasto, non certo leggero, ma particolarmente appetitoso, sono i peperoni in bagna cauda. La loro preparazione è abbastanza semplice e il risultato è sicuramente succulento: i peperoni vengono cotti al forno e sono conditi con la più tipica bagna cauda, preparata con olio, aglio e acciughe rigorosamente sotto sale.

Nonostante in Piemonte non ci sia il mare, le acciughe sono uno degli ingredienti più caratteristici della cucina piemontese, e vengono utilizzate, oltre che nella ricetta della bagna cauda, anche per la preparazione di un antipasto fresco e delizioso: le acciughe al verde, condite con una salsina leggera al prezzemolo, aglio e peperoncino. Questo pesce, povero e facilmente trasportabile, era diffuso già nell’antichità nelle zone di montagna per la sua facilità di conservazione e preparazione. Nei tempi passati, soprattutto in Valle Maira, erano molti gli acciugai che importavano le acciughe sotto sale dalla Liguria per rivenderle su tutto il territorio regionale, e da qui è nata una delle tradizioni più radicate dell’arte culinaria piemontese.

Per finire la carrellata di antipasti, non si può non citare la carne cruda all’albese, un carpaccio di tenerissime fettine di vitello, insaporite con limone, olio, scaglie di parmigiano, pepe e, naturalmente, tartufo bianco d’Alba. Una vera delizia per il palato!

I primi piatti della tradizione, decisamente ghiotti

Una volta superati gli antipasti, si passa ai primi piatti della tradizione, decisamente ghiotti e importanti.

Di solito, da tradizione, vengono serviti gli agnolotti, una pasta fresca all’uovo ripiena di carne. Ne esistono diverse versioni, a seconda delle varie zone del Piemonte. Sulla maggior parte del territorio, sono di forma quadrata e vengono riempiti con carne d’arrosto tritata, ma nella zona delle Langhe e del Monferrato sono più piccoli e vengono chiamati Agnolotti del Plin per il piccolo pizzicotto che viene utilizzato per chiudere le sfoglie di pasta all’uovo. Possono essere conditi con sugo d’arrosto, burro e salvia, ragù e anche vino, in alcune zone del Monferrato. Si tratta di un piatto originariamente povero, che veniva preparato dalle massaie con gli avanzi di carne d’arrosto, verdure, formaggio o altri ingredienti, a seconda di ciò che era avanzato in cucina, evitando gli sprechi.

In alternativa, o in alcuni casi, insieme agli agnolotti, si possono servire i tajarin, una pasta fresca all’uovo particolarmente diffusa nelle Langhe. I fili sono lunghi, sottili e di colore giallo intenso per l’abbondante quantità di tuorli d’uovo utilizzati nell’impasto. Solitamente si consumano con condimenti ricchi a base di carne, come il comodino, un ragù tipico langarolo, ma anche con salsiccia di Bra, sugo d’arrosto o semplicemente con burro, formaggio e preziose lamelle di tartufo

I secondi piatti, un trionfo di sapori unici

Sulle tavole natalizie piemontesi non possono di certo mancare le carni d’eccellenza, cucinate secondo le ricette più antiche e prelibate.

Sicuramente, il re incontrastato tra tutti i secondi è il brasato al Barolo, dalla preparazione lunga ed elaborata, ma il cui gusto è sicuramente inconfondibile e appagante. La carne di manzo viene lasciata marinare a lungo nel vino Barolo, con verdure e spezie, e viene cucinata per molte ore, fino ad ottenere un brasato tenero e gustoso.

Un altro secondo piatto, immancabile sulle tavole delle feste, è il bollito misto, ottenuto con vari tagli di carne di manzo e accompagnato da verdure bollite, salse, purè di patate e mostarda. Sembra che questo piatto fosse molto gradito da Vittorio Emanuele II, il quale richiedeva che venissero utilizzati sette tagli di carne principali, sette “ammenicoli”, ovvero tagli di carne più piccoli cucinati in pentole separate, sette diverse salse, una lonza di maiale e quattro contorni: patate lesse, spinaci al burro, funghi trifolati e cipolle in agrodolce. Una volta terminate le carni, veniva servita una tazza di brodo caldo, probabilmente per aiutare la digestione.

Questo tripudio di carni, deve essere obbligatoriamente accompagnato dai più grandi vini piemontesi, tra cui non si possono non citare, il Barolo, il Barbera, il Barbaresco, il Grignolino e il Dolcetto.

I dolci, golose bontà tradizionali

Un pranzo o una cena che si rispetti, non può che terminare con i migliori prodotti della pasticceria piemontese. La produzione dolciaria è molto ampia e si ha veramente l’imbarazzo della scelta.

Tra i più tipici ci sono il bonet, la panna cotta, le paste di meliga da intingere in un bicchierino di passito, i krumiri, la torta gianduja e le bignole, ma anche la Coppa Sejrass, una dolce crema preparata con una particolare ricotta di pecora, panna montata, zucchero, tuorli d’uovo e un bicchierino di marsala.

Infine, assolutamente da non perdere è il panettone piemontese, più basso rispetto alla versione milanese e ricoperto di una croccante glassa alle nocciole. La ricetta risale al 1922, quando il pasticcere  Pietro Ferrua decise di innovare il tipico panettone lombardo. Nacque così il panettone Galup, il cui nome in piemontese significa “buono e prelibato”. La leggenda narra che, la moglie di Ferrua, Regina, avesse sentito un amico esclamare «A l’è propri galup» (“È proprio goloso”) dopo aver assaggiato il panettone e avesse consigliato al marito di chiamare Galup la sua creazione. La ricetta originale prevede che l’impasto lieviti lentamente, in maniera naturale e che vengano utilizzate solo materie prime di alta qualità come le Nocciole Piemonte IGP, uova freschissime, farina di grano, latte fresco, burro tradizionale e frutta candita solo con zucchero.

 

Ecco cosa potrebbe prevedere un tipico menù di Natale in Piemonte. Naturalmente, questa è solo una piccola selezione dei piatti che si possono trovare sulle tavole piemontesi nel periodo delle feste, ma i piatti sono talmente tanti ed è stato necessario fare una scelta tra i più diffusi e popolari. Sicuramente arrivare in fondo a un pasto del genere è una vera impresa, ma le feste sono feste, ed è bello godersi un po’ di libertà… soprattutto a tavola.