Carrù, la meravigliosa Porta della Langa

Carrù è una piccola cittadina a pochi chilometri da Mondovì, in provincia di Cuneo, situata al margine estremo della pianura piemontese su cui si affaccia da una splendida terrazza naturale. Per la sua posizione, da cui iniziano ad innalzarsi le colline del territorio langarolo, viene anche chiamata “la Porta delle Langhe”, perché sembra proprio aprire un varco verso uno dei territori più belli e interessanti del nostro Piemonte.

Il suo ampio territorio comprende diverse frazioni ed è limitato a est dalla sponda sinistra del fiume Tanaro e a sud dal torrente Pesio. Una zona particolarmente ricca d’acqua e adatta per l’agricoltura e l’allevamento, caratterizzata da numerosi corsi d’acqua, fossi e piccoli torrenti.
Oltre alla fiorente agricoltura, Carrù è famosa per l’allevamento dei bovini di Razza Piemontese, la cui carne è considerata tra le più pregiate e ricche di caratteristiche nutrizionali, oltre ad essere particolarmente morbida, magra e saporita. Sin dal 1984, a Carrù ha sede il Consorzio Coalvi, uno dei più importanti organismi di certificazione italiani, che garantisce l’ottima qualità delle carni e l’intero processo di produzione, allo scopo di valorizzare un prodotto d’eccellenza, ma anche il territorio e le tradizioni locali.

Carrù e la sua storia

Antiche testimonianze e reperti archeologici rinvenuti dell’area di Carrù raccontano che questo territorio venne per lungo tempo occupato da una popolazione di origine celtica, i Bagienni, originari della vicina Liguria e notoriamente molto bellicosi.

Nonostante la forza e la resistenza dei Bagienni, intorno al II secolo a.C., l’intera zona passò sotto il dominio dei Romani, come documentato da una lapide ritrovata nella chiesa di San Pietro in Grado, da una pietra miliare su cui è raffigurata la Lupa Capitolina e da sedici tombe ricche di monete, oggetti e suppellettili, rinvenute durante gli scavi per la costruzione della ferrovia Torino-Savona.

In epoca medievale, Carrù era parte della Contea di Bredolo, una località nei pressi di Mondovì. Era un villaggio autonomo e autosufficiente, con un proprio mercato e tutte le attività essenziali per la vita quotidiana dei cittadini.

All’inizio del X secolo passò sotto il dominio dei Vescovi di Asti, che amministrarono questa regione fino al 1250, quando venne nuovamente ceduta al Comune di Mondovì per oltre un secolo, prima di essere controllata dal Marchesato del Monferrato e successivamente diventare feudo della famiglia Costa fino al 1872, i quali circondarono l’abitato di solide mura e crearono un sistema di difesa più moderno ed efficiente.

Il XVI secolo fu un periodo particolarmente travagliato per Carrù, a causa di numerosi saccheggi e stragi da parte delle truppe francesi e spagnole che si contendevano questo territorio, ma anche per le pestilenze e le carestie che affliggevano la popolazione.

Durante l’occupazione napoleonica, Carrù ebbe un ruolo chiave e fornì soldati, rifornimenti e supporto logistico alle truppe francesi, le quali vennero accolte con grande entusiasmo, nonostante i costi e le difficoltà. L’esperienza napoleonica portò una ventata di novità nell’organizzazione del tessuto urbano di Carrù e importanti innovazioni, come la numerazione delle case, la creazione dell’Ufficio di Stato Civile, dell’Ufficio del Registro e della prima Mappa Catastale della città, oltre a una Stazione dei Carabinieri che faceva capo alla Guardia Nazionale.

Dopo una seppur breve, ma disastrosa occupazione da parte delle truppe austro- russe nel 1799, Carrù tornò sotto il dominio napoleonico e, alla caduta dell’Imperatore, divenne parte del territorio controllato dai Savoia, raggiungendo finalmente la pace.

Durante l’Ottocento, vennero edificati l’Asilo Infantile e gli edifici scolastici anche nelle frazioni, venne istituita la Cassa per la vecchiaia, una sorta di pensione per le persone inabili al lavoro o che avevano raggiunto i settant’anni d’età e venne inaugurata la linea ferroviaria che da Torino raggiungeva Savona, passando per Bra e Ceva. Questi profondi cambiamenti e una situazione di ritrovato benessere, con la creazione di un acquedotto e la nascita della Cassa Rurale dei Prestiti, favorirono lo sviluppo delle attività agricole e artigianali, e la nascita di un nuovo borgo, a vocazione prevalentemente industriale.

A metà dicembre del 1910 vennero aperti per la prima volta i battenti della Fiera del Bue Grasso, una delle manifestazioni zootecniche più importanti a livello nazionale, che portò prosperità al territorio di Carrù anche durante i periodi bellici, nonostante venisse organizzata in una versione più ridotta.

La Prima Guerra Mondiale lasciò lunghi strascichi di sofferenza nella popolazione e l’avvento del Fascismo investì il territorio di Carrù inizialmente con un’ondata di ottimismo, ma ben presto la triste realtà prese il sopravvento e la Seconda Guerra Mondiale portò altra morte e distruzione.

Dopo l’8 settembre 1943, nella Langa si formarono le prime truppe partigiane, formate in prevalenza da ex-soldati, reduci e giovani che tentavano di sfuggire all’occupazione tedesca. Fino alla fine del conflitto, Carrù visse un periodo particolarmente buio, fatto di perquisizioni, arresti, oscuramenti, rappresaglie e devastazioni.

Quando finalmente la guerra finì, Carrù poté finalmente festeggiare la pace ritrovata e l’elezione a Presidente della Repubblica di un suo eminente cittadino, Luigi Einaudi. Nel Dopoguerra ripresero i lavori di potenziamento della rete ferroviaria e dei collegamenti stradali e autostradali, che favorirono i collegamenti con Cuneo e il resto del Piemonte.

L’alluvione del 1994 colpì duramente il territorio di Carrù, che però nel tempo ha ritrovato nuova forza ed energia ed ora è una delle aree più interessanti e produttive del Piemonte dal punto di vista delle attività agricole e del settore zootecnico.

Cosa vedere a Carrù

Il centro storico di Carrù è particolarmente interessante e ricco di palazzi e testimonianze della sua storia antica e recente.

Il Castello di Carrù

Il Castello è considerato il punto di riferimento architettonico più importante del centro abitato di Carrù. Venne edificato nei primi decenni dell’XI secolo e nel 1796 venne occupato dalle truppe napoleoniche, che si erano stabilite in quest’area del Piemonte.

La sua struttura è stata più volte rimaneggiata e arricchita con decorazioni e fregi, e oggi i suoi saloni appaiono splendidamente adornati con motivi floreali e mitologici in stile barocco. A partire dal 1977, il Castello è sede della Banca Alpi Marittime Credito Cooperativo Carrù, che continua l’opera di conservazione dell’edificio, e di numerose manifestazioni enogastronomiche come “”Piacere Carrù… Manzi e buoi dei paesi tuoi” a maggio e la “Festa dell’Uva” a settembre.

Una leggenda popolare racconta che tra le sale del Castello di Carrù, nottetempo si aggiri il fantasma della Contessa Paola Cristina Del Carretto, che ha realmente vissuto tra le mura del maniero nel Seicento. La Contessa, anche conosciuta come Dama Blu, sarebbe stata uccisa da una freccia durante una battuta di caccia nei boschi intorno al Castello, ma l’identità del suo assassino non venne mai scoperta. Sembra che ogni primo venerdì del mese, la Contessa esca dal dipinto che la ritrae come Diana cacciatrice vestita di blu, e vada in cerca del suo assassino.

Un’antica leggenda narra che nel Castello, ogni primo venerdì del mese, a mezzanotte, appaia il fantasma di una donna vestita di blu che si aggira a passo di danza nei vari saloni
? A. Abrate (Dal Gruppo Facebook Gite fuori porta in Piemonte)

Storia del Castello di Carrù

Le prime notizie relative al Castello di Carrù risalgono all’anno Mille quando un “castrum” è menzionato assieme alla chiesa di San Pietro. Il territorio carrucese fa parte della Contea di Bredulo e passa in seguito ai Vescovi d’Asti che lo cedono in feudo ai Signori di Manzano. Nel 1250 Carrù viene venduta al Comune di Mondovì che nello stesso giorno rivende Castello e territorio ai Bressano; costoro stringono alleanze dapprima con gli Angiò e in seguito coi Principi d’Acaja sino ad arrivare al 1370 quando, dopo guerriglie e atti di ribellione, il feudo passa nelle mani di Amedeo VI di Savoia che ne investe i Marchesi di Ceva. Nel 1418 il Conte Ludovico Costa, tesoriere e luogotenente del Principe d’Acaja e poi consigliere di Amedeo VIII di Savoia, dopo aver scacciato i Ceva, viene investito del feudo di Carrù che si va ad aggiungere a quelli di Bene e Trinità, da poco acquisiti. Nel 1427 muore Ludovico Costa e gli succede il figlio Giovanni Luigi: a loro si deve la ricostruzione del maniero nelle forme attuali. Dopo un periodo di occupazione (prima francese poi spagnola), di pestilenze e carestie, la restituzione di gran parte del Piemonte a Emanuele Filiberto di Savoia dà inizio al periodo di riorganizzazione dello Stato Sabaudo. L’edificio del ’400 viene risistemato e aggiornato nel XVII secolo trasformandosi in dimora di piacere e di caccia ad opera di Gerolamo Maria della Trinità e di sua moglie Paola Cristina del Carretto: a loro si deve la raccolta della ricca quadreria tuttora in parte conservata nel castello, riflesso delle scelte d’alto livello compiute nelle Regge Sabaude. I loro discendenti, tra cui Vittorio Amedeo Viceré di Sardegna nel XVIII secolo, continueranno ad arricchire l’antica dimora. Nel 1796 Carrù diventa quartier generale di Napoleone Bonaparte e il castello è occupato dalle truppe francesi. Nel corso del XIX secolo la dimora viene nuovamente aggiornata ed arricchita di decorazioni e arredi. Vi trascorre lunghi soggiorni la Contessa Costanza Luserna di Rorà (moglie di Paolo Costa della Trinità) che, nel 1872, vende il Castello e tutte le proprietà ai Curreno, già amministratori delle proprietà dei Conti Costa,: nel Novecento il Generale Giuseppe Curreno ottiene il titolo di Conte di Santa Maddalena. In seguito, nel 1977, il Castello viene venduto alla Cassa Rurale e Artigiana di Carrù, ora Banca Alpi Marittime Credito Cooperativo Carrù. Fra i vari ambienti, di particolare rilievo la “camera dell’alcova” che conserva un arco in legno e stucco dipinto e dorato, singolare esempio di gusto decorativo e scenografico barocco.
Un’antica leggenda narra che nel Castello, ogni primo venerdì del mese, a mezzanotte, appaia il fantasma di una donna vestita di blu che si aggira a passo di danza nei vari saloni. Tiene in mano una freccia e silenziosa avanza per le stanze quasi fosse alla ricerca di qualcosa lontano e perduto. Si stacca da un quadro che la raffigura in cui è abbigliata come Diana, dea della caccia e, senza rumori di catene né azioni violente, tipici indizi di molti altri fantasmi, sembra ripercorrere un suo antico sentiero, inseguire remoti accadimenti, tracce ed echi di un tempo lontano in cui visse. Solo, appena percepibile, il fruscio del suo abito di seta. Ritorna poi, sempre silenziosa, al suo posto.
Il dipinto ritrae Paola Cristina del Carretto, Contessa Costa di Trinità e Carrù, vissuta nel XVII secolo, misteriosamente morta durante una battuta di caccia come riferisce una cronaca del Settecento: “…fu il primo venerdì del mese di settembre, l’anno 1663, all’imbrunire. Compagnato da gran quantità d’acqua infuriava il temporale e il fulmine atterrò un albero del castello. Si era cacciato tutto il giorno e al castello si apprestava la festa. Accorse gran popolo laggiù, vicino al Rivo, poichè, colpita da misteriosa freccia vagante, fu trovata morta Madama della Trinità. Molto pianse lo sposo e piansero tutti gli invitati al castello: l’occasione di festa volse in tragedia…”
Bibliografia
La storia analitica del Castello di Carrù, lo studio dettagliato dei Beni Culturali in esso conservati sono raccolti nel volume “Il Castello di Carrù, da luogo fortificato a dimora a sede di banca”, a cura di Alessandro Abrate, edizioni Cassa Rurale e Artigiana di Carrù, Farigliano 1989. Contributi storico-critici di Alessandro Abrate, Chiara Cavallo, Mauro Cortelazzo, Fedora Filippi, Giovanna Galante Garrone, Filippo M. Gambari, Andreina Griseri, Flavio Lovizolo, Egle Micheletto, Maria Carla Visconti Cherasco; apparato iconografico di Pino dell’Aquila. Il volume costituisce tuttora la fonte più esauriente ed attendibile sulla storia del Castello.
Sulla leggenda del fantasma del Castello, ovvero “La dama blu” si veda: Alessandro Abrate, La Dama del Castello, Ramolfo Editore, Carrù, 2001. Il volumetto è introdotto da una presentazione di Pier Luigi Berbotto.

articolo scritto da A.Abrate nel gruppo Facebook Gite Fuori Porta in Piemonte 

Il Centro Storico di Carrù

Il Centro Storico di Carrù è ricchissimo di palazzi storici molto interessanti ed eleganti dimore, simbolo del suo florido passato.

Il Palazzo Comunale venne costruito per volere della famiglia Ghigliossi che a Carrù svolgeva attività amministrative e aveva interessi nel commercio della seta. Di particolare interesse sono la Sala della Giunta con il soffitto decorato a ramages e motivi naturalistici, e il salone del Consiglio Comunale la cui decorazione è stata realizzata da Luigi Borra tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Il Palazzo Alessi di Canosio è invece una singolare costruzione, formata da due distinti edifici che, nel tempo sono stati collegati da un passaggio sopraelevato. Si tratta di una dimora storica, risalente al XVIII secolo e appartenuta alla famiglia Alessi, Conti di Canosio, la cui principale occupazione era il commercio e la produzione di filati.

L’architettura del Palazzo Boschetti Avagnina è sicuramente tra le più scenografiche con la sua facciata costellata di finti elementi architettonici e in stile naturalistico, mentre Palazzo Reyneri è caratterizzato da uno splendido affresco della Vergine con Bambino, realizzato nel XV secolo e recentemente restaurato.

Altri edifici storici che vale sicuramente la pena visitare sono Palazzo Lubatti, altra dimora storica dei Conti di Canosio, la Chiesa Parrocchiale in stile barocco dedicata a Santa Maria Assunta, costruita dall’architetto Francesco Gallo tra il 1703 e il 1751, le due chiese dei Battuti Neri e dei Battuti Bianchi, veri gioielli d’arte e storia e Palazzo Luigi Einaudi, dove il famoso economista e statista visse gran parte della sua vita.

Cosa fare a Carrù

A Carrù non mancano gli eventi e le manifestazioni legate alle antiche tradizioni e alla cultura delle Langhe.

La Fiera Nazionale del Bue Grasso, che si tiene ogni anno il secondo giovedì che precede il Natale, è la più importante e conosciuta tra le manifestazioni fieristiche italiane. Venne istituita nel 1901 e ancora oggi richiama migliaia di visitatori da tutte le parti d’Italia allo scopo di promuovere e valorizzare il patrimonio zootecnico e tradizionale della cultura piemontese. Sono previsti numerosi premi per i capi di bestiame e gli allevatori, spazi espositivi e appuntamenti enogastronomici, dedicati ai prodotti del territorio e ai piatti della cucina locale, tra cui il celeberrimo Bollito Misto alla Piemontese.

Sempre legate alla tradizione dell’allevamento bovino, a marzo si tiene la Fiera del Manzo e della Vacca Grassa, mentre nel primo weekend di maggio viene organizzato ”Piacere Carrù… Manzi e buoi dei paesi tuoi”, un percorso enogastronomico che coinvolge alcuni ristoranti della zona, durante il quale i commensali si spostano da un locale all’altro per assaporare le diverse portate, dall’antipasto al dolce.

Il Giugno Carrucese è una delle manifestazioni più attese dell’estate e dura tutto il mese di giugno con un ricco programma di eventi di vario genere, serate di festa e suggestive Notti Bianche all’insegna della musica in ogni parte della cittadina.

A settembre, la Sagra dell’Uva celebra il territorio langarolo con una serie di eventi musicali, esibizioni, spettacoli, cene sotto le stelle e sfilate di carri allegorici per il divertimento di adulti e bambini.

Come raggiungere Carrù

Carrù è facilmente raggiungibile in auto, si può infatti percorrere il tratto autostradale A6 Torino-Savona e uscire direttamente a Carrù.

Se invece si preferisce il pullman, è attiva la linea Bra-Ceva, mentre non è possibile utilizzare il collegamento ferroviario, chiuso dal 1994 a causa dei danni provocati dalla disastrosa alluvione.

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Piazza Municipio, 6 Carrù