Era ancora in corso la Seconda Guerra Mondiale e il Grande Torino faceva sognare i piemontesi con le sue imprese straordinarie, partita dopo partita, campionato dopo campionato. I suoi giocatori, tra i più forti dell’epoca e colonne portanti della Nazionale Italiana, riuscirono a conquistare cinque scudetti consecutivi e una Coppa Italia in appena otto anni, ottenendo risultati davvero incredibili e sbalorditivi.

Purtroppo, il triste epilogo della Tragedia di Superga, avvenuta il 4 maggio 1949, mise fine improvvisamente a un’avventura straordinaria, fatta di successi e vittorie, lasciando sbigottiti e addolorati migliaia di tifosi e appassionati di calcio in tutto il mondo.

Dal 2015, il 4 maggio di ogni anno la FIFA ha deciso di ricordare il Grande Torino istituendo la “Giornata Mondiale del Calcio”, mentre a Torino sono numerosi gli eventi per celebrare i giocatori, sia al Cimitero Monumentale dove riposano la maggior parte delle vittime dell’incidente, sia sul luogo dello schianto sul retro della Basilica di Superga.

Storia di una squadra unica e invincibile

Era l’estate del 1939 e da poco l’industriale Ferruccio Novo, ex calciatore e proprietario di una fabbrica di cinghie di cuoio, aveva assunto la presidenza dell’allora A.C. Torino, che aveva già conquistato uno scudetto, con l’intenzione di riorganizzare completamente la società, prendendo spunto dalla gestione delle squadre inglesi e della Juventus di Edoardo Agnelli.

Per raggiungere il suo obiettivo, Novo si circondò di collaboratori competenti ed ex-calciatori, con l’idea di creare un nuovo modulo di gioco, chiamato “sistema”, che si differenziava dal metodo difensivo utilizzato in precedenza per la diversa disposizione tattica dei giocatori, più offensiva e con una maggiore potenza in attacco.

Il “sistema” proposto da Novo e dai suoi collaboratori era decisamente più dinamico e garantiva un maggiore equilibrio e un controllo più capillare dell’area del centrocampo, con l’introduzione della marcatura a uomo e della figura dello “stopper”, che aveva il compito di difendere la propria area dagli attacchi degli avversari.

L’opera di rinnovamento di Ferruccio Novo si completò con il Campionato del 1942-1943, quando la rosa arrivò a comprendere calciatori di assoluto prim’ordine come Mazzola, Loik, Gabetto e Ossola. Il Grande Torino era la squadra da battere in quel campionato, ma ne uscì vincitore, ottenendo lo scudetto e anche la Coppa Italia nella stessa stagione.

Nonostante la Guerra e i bombardamenti, il Campionato Italiano di calcio non si interruppe mai e per evitare che i giocatori venissero mandati al fronte, le società calcistiche italiane utilizzarono lo stratagemma di dichiarare i propri membri “elementi indispensabili per l’industria bellica”, facendoli assumere come operai. Il campionato di guerra, giocato a gironi in diverse località del Nord Italia e con tutte le difficoltà imposte dal conflitto, non vide brillare la squadra granata, che anzi subì alcune rovinose sconfitte.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Novo mise a punto l’assetto definitivo della squadra con nuovi acquisti importanti e portò a casa un vero trionfo con un ulteriore scudetto e una serie di vittorie memorabili. Le Stagioni e i Campionati successivi furono ricchi di successi per il Grande Torino a livello nazionale e internazionale, anche grazie alle incredibili abilità fisiche e tattiche dei capocannonieri Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetto.

Nel febbraio del 1949, dopo i festeggiamenti che seguirono la partita della Nazionale Italiana contro il Portogallo, la squadra granata venne invitata dal capitano del Benfica Francisco Chico Ferreira per una partita amichevole a Lisbona il 3 maggio dello stesso anno. Il quel periodo la squadra portoghese era in gravi difficoltà economiche e una partita con una squadra come il Grande Torino avrebbe di certo riempito lo stadio e portato un po’ di ossigeno alle sue scarse finanze. La partita venne vinta dai portoghesi per 4 a 3, ma riuscì comunque ad essere un evento straordinario per il Grande Torino che contribuì a portare allo stadio una folla di oltre 40.000 spettatori.

Il 4 maggio 1949, alle 17.03, il trimotore che stava riportando a casa tutto lo staff del Grande Torino e il seguito di giornalisti e collaboratori, perse la rotta a causa della fitta nebbia che avvolgeva la città e, probabilmente, al malfunzionamento dell’altimetro che impedì al pilota di capire che stava volando a una quota troppo bassa.

Lo schianto contro i muraglioni di contenimento del giardino sul retro della Basilica di Superga fu terribile e non lasciò scampo a nessuna delle trentuno persone a bordo del velivolo. La notizia si diffuse immediatamente anche a livello internazionale e ai funerali parteciparono quasi un milione di persone, provenienti da ogni parte del mondo.

La risonanza e l’emozione furono tali che, l’anno successivo, la Nazionale Italiana si recò ai Mondiali in Brasile, utilizzando una nave grande abbastanza da permettere alla squadra di allenarsi durante il viaggio, che durò all’incirca due settimane.

Alcuni resti dell’aereo e le valigie di Mazzola, Maroso ed Erbstein sono attualmente conservati nel Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, inaugurato il 4 maggio del 2008 in occasione del 59° Anniversario della Tragedia di Superga e allestito negli spazi di Villa Claretta Assandri a Grugliasco.

Commemorazioni per il 74° Anniversario della Tragedia di Superga

Ogni anno, il 4 maggio, i tifosi granata e i cittadini torinesi si riuniscono per ricordare le trentuno persone che persero la vita nello schianto di Superga con cerimonie ed eventi in diverse parti della città.

Alle 10.30, sono previste una messa e alcune cerimonie presso il Cimitero Monumentale, dove attualmente riposano le salme di sette giocatori della squadra, dei giornalisti e dello staff del Grande Torino, mentre le altre sono state tumulate nei comuni di provenienza, in tombe di famiglia o nei propri Paesi d’origine.

Tra le 10 e le 12 presso le Edicole in Settima Ampliazione Campo E del Cimitero Monumentale di Torino, Luciano Capellari, autore del Monumento agli Invincibili, sarà a disposizione dei visitatori per raccontare la storia e le particolarità della sua installazione.

Successivamente, alle 12.15 verrà intitolato a Valentino Mazzola il parco in Piazza Galimberti, a pochi metri dallo Stadio Grande Torino, da cui partirà una pedalata per raggiungere Superga, dove, alle 17.00, verrà officiata la messa da don Robella e verranno letti i nomi delle vittime dall’attuale capitano del Torino, Alessandro Buongiorno.

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