Una domenica mattina, il sole si sta facendo largo fra le nuvole dopo un violento acquazzone. Pozzanghere, foglie gialle e bagnate in terra che rammentano l’appropinquarsi dell’autunno, l’aria frizzante ma che presagisce un aumento della temperatura e una Torino sonnolenta che si sta svegliando.
Noi che camminiamo veloci per raggiungere piazza Castello, anzi piazza s. Giovanni n° 2. Perché? Vi domanderete. Siete matti? E’ domenica!
No, sono siamo matti, solo curiosi e dobbiamo esser puntuali al nostro appuntamento per la visita delle sale di Palazzo Chiablese. Ebbene sì, abbiamo un nutrito programma di visite di luoghi in occasione della giornata Openhouse.
Siamo puntualissimi e scopriamo le sale ristrutturate di quest’immobile ove è nata la regina Margherita prima regina d’Italia ed è morto Carlo Felice, re di Sardegna. L’esterno è sobrio e senza fronzoli perché non doveva competere con l’attiguo Palazzo reale. Purtroppo durante la guerra una parte venne distrutta dai bombardamenti, ma la fortuna volle che nell’immobile s’insediassero i Beni Culturali che ne curarono la ricostruzione. In anni recenti le sale sono state sgomberate dagli arredi degli uffici al fine di rendere gli spazi fruibili ai visitatori. Non ci troviamo di fronte a sale particolarmente ricche di affreschi, ma ammiriamo comunque spazi superbi e interessanti.
Terminiamo la visita e lentamente ci dirigiamo in via Della Consolata dove ci attende Palazzo Saluzzo di Paesana. Varcato il portone si svela ai nostri occhi uno di quei tanti magnifici cortili che gli edifici antichi della nostra città custodiscono gelosamente. A volte penso che in fondo i nostri palazzi rispecchino il carattere di noi torinesi. Schivi e riservati che non vogliamo rivelare agli altri ciò che ci appartiene e solo con fatica riusciamo ad aprire le porte della nostra anima e mostrare quanto di bello possediamo.
Il palazzo è in parte abitato e io mi sento a disagio, mi pare di entrare in casa altrui, ma quella parte dell’edificio appartiene a una società che l’affitta per eventi e lo rende disponibile alle visite in alcune occasioni. Le sale sono vuote e raccolgono le opere dell’ultimo proprietario, un pittore. A mio avviso le parti più belle e affascinanti sono il cortile, il loggiato e le scale. Meritano davvero una visita.
Lasciamo il palazzo e in cinque minuti raggiungiamo il Quadrato. Si tratta di un ex convento agostiniano acquistato da un’impresa che l’ha ristrutturato realizzando appartamenti moderni e lussuosi. Osserviamo all’esterno la scultura del toro che sfonda un muro, simbolo di una Torino che cambia. Entrati nel cortile ci viene detto che per scavare e realizzare i box sotterranei si è dovuto operare con un archeologo, poiché si sa che nel sottosuolo della nostra città è facile trovare reperti antichi che testimoniano la nostra lunga storia. Durante gli scavi sono riemersi reperti romani, i muri di un’abitazione, ora visibili e protetti. La vera chicca di questa visita è l’accesso a un appartamento, un attico abitato dall’architetto che ha progettato questa magnificenza. La dimora è indubbiamente bella, ma ciò che toglie il fiato è la vista dalle finestre, ma soprattutto il terrazzino sul tetto.
Oh… uno splendore… la mia città, anzi la zona del quadrilatero romano dall’alto! Non riesco a smettere di nutrirmi di quelle immagini, il campanile vicino che sembra dire: “Dai, forza, allunga il braccio, toccami”. I tetti, la cupola del duomo in lontananza, un cortile interno di una casa….
Non so spiegare a sufficienza con le parole la bellezza che ho colto in quel momento, ma dobbiamo andare, ci aspetta ancora un luogo che conosco, ma non ho mai visto internamente. Il collegio San Giuseppe.
Torniamo in piazza Castello, percorriamo via Po, raggiungiamo v. San Francesco da Paola ed ecco l’ingresso.
Si tratta di un collegio privato che accoglie i bambini dalla materna alle elementari e medie per condurli al liceo scientifico. È una scuola direte voi, cosa c’è di così interessante? Invece vale la pena entrare. Una sala d’accoglienza elegante con un bel pavimento credo in marmo, una bellissima chiesa e la ricca collezione di colibrì imbalsamati e altri animali. A me personalmente questi poveri esseri danno un senso di tristezza misto a angoscia, ma è indubbiamente ammirevole lo studio scientifico dal 1800 al giorno d’oggi.
Tuttavia ciò che più mi ha affascinato è il panorama sulla città a 360° dal terrazzo. Tutta Torino, il centro e la collina da un solo luogo, incredibile e stupendo.
Infine la biblioteca ricca e con la spiegazione dello stesso direttore della scuola che con grande passione ci illustra i un’enciclopedia realizzata nel 1700.
Dimenticavo, il collegio fu fondato nel 1875 dai Fratelli, congregazione laica nata nel ‘600 con lo scopo di educare i giovani.
Attualmente al San Giuseppe ci sono sei Fratelli molto anziani (tra 80 e 90 anni) di cui uno insegna ancora.
Terminata la visita la stanchezza si fa sentire, ma abbiamo visto e imparato molto, quindi direi che siamo sazi di bellezze e scoperte della nostra città.

Articolo e  foto di L. Faccioli (Dal Gruppo Facebook Gite fuori porta in Piemonte)

 

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