Piemontesi “Bogianen”: origini di un soprannome di cui essere orgogliosi
Siamo piemontesi e siamo “bogianen”, ma non è mica un’offesa! Anzi è un soprannome che ci distingue e che ci piace portare con orgoglio, perché è frutto della cultura e della storia della nostra Regione.
Alcuni ritengono che identifichi una persona un po’ pigra, che non ha voglia di muoversi, un po’ succube e poco propensa ad accettare il cambiamento, quando, in realtà, “bogianen” è la migliore versione del nostro popolo, che nei secoli ha sempre dimostrato di essere caparbio, risoluto e tenace contro tutte le avversità.
Insomma, dire a qualcuno che è un “bogianen” dovrebbe essere un atto di stima e un privilegio, perché si tratta di riconoscere che è una persona tutta d’un pezzo e capace di “rimanere ferma” sulle proprie posizioni anche nei momenti più difficili.
Le origini dei “Bogianen”: una storia tutta piemontese
Partendo dall’origine del termine “bogianen” (che si legge “bugianen”), bisogna dire che si tratta dell’unione di due termini del nostro dialetto: il verbo “bogia”, ovvero muoversi, e la negazione “nen”, che insieme si possono tradurre in italiano con “non ti muovere”.
Questa espressione è legata a un momento storico molto preciso: la Guerra di Successione Austriaca, che vedeva schierati da una parte gli eserciti francesi, bavaresi, prussiani e spagnoli e, dall’altra, le truppe austriache, olandesi, britanniche e, naturalmente, sabaude.
Siamo nel 1747 e i francesi e gli spagnoli hanno deciso di attaccare Carlo Emanuele III per arrivare a conquistare Genova.
Poco tempo prima, c’era già stato uno scontro in Costa Azzurra, da cui i piemontesi erano usciti vincitori, fermando l’avanzata degli spagnoli, ma questo non era bastato e i francesi avevano provato ad attaccare, passando attraverso le Valli Chisone e la Valle di Susa, le quali erano difese dal forte di Fenestrelle ed il forte di Exilles.
Trovando la strada praticamente sbarrata dalle forze sabaude, i francesi tentarono di passare dal Colle dell’Assietta, una via non ancora ben difesa, che collegava le due vallate.
Quando Carlo Emanuele III capì quali erano le reali intenzioni dei francesi, fece costruire in tempi record una serie di opere difensive più piccole e schierò i suoi soldati in attesa dell’arrivo dei nemici.
Il momento cruciale arrivò il pomeriggio del 19 luglio 1747. Una battaglia difficile sin dalle prime battute, che obbligò il Conte Bricherasio a dare l’ordine di ritirare le truppe sul Gran Serin. I soldati non vollero però lasciare le loro posizioni e, con grande caparbietà, rimasero al loro posto.
In quei momenti concitati, sembra che il Conte di San Sebastiano, che guidava le truppe sul campo di battaglia, abbia gridato “Nojàutri bogioma nen”, ossia “noi da qui non ci muoviamo”. La resistenza dei piemontesi portò alla vittoria l’esercito sabaudo, che riuscì a bloccare l’avanzata dei francesi, nonostante fosse in notevole svantaggio numerico.
Non è mai stato accertato se il Conte di San Sebastiano abbia mai pronunciato questa frase storica, ma sicuramente in quel momento i soldati piemontesi hanno dimostrato un coraggio, un eroismo e un amor di Patria davvero fuori dal comune e si sono meritati il titolo di “bogianen”, inteso nel significato più alto e nobile di questo termine.
La notizia di questa impresa eroica si diffuse rapidamente negli ambienti militari di tutta Europa, tanto da portare il Re di Prussia ad esclamare: “Se Noi disponessimo di un esercito di tale valore, conquisteremmo l’Europa”.
Dopo questo evento storico, il soprannome “bogianen” è stato attribuito ai soldati sabaudi in altre numerose occasioni, tra cui le battaglie che precedettero la proclamazione dell’Unità d’Italia, quando i generali incitavano le truppe a dimostrare il proprio valore, con l’ordine “Bogé nen, neh”.
Anche se nel tempo l’espressione “bogianen” ha assunto un’accezione negativa, dovremmo ricordarci il suo significato originale e, noi piemontesi, essere molto orgogliosi di portare addosso questo soprannome così importante.
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