Con la tradizionale locuzione I Giorni della Merla o, in piemontese, “Ij Di dla Merla”, vengono identificati gli ultimi tre giorni del mese di gennaio che precedono la Candelora, i quali, secondo la credenza popolare, dovrebbero essere i più freddi di tutto l’anno.

In realtà, le statistiche metereologiche, la documentazione scientifica e gli studi sul clima terrestre, da sempre smentiscono ampiamente questa convinzione, registrando, al contrario, un aumento costante delle temperature medie e un miglioramento delle condizioni meteo, proprio a partire dalla seconda metà del mese.

Per stabilire l’origine delle antiche usanze connesse alla fine del mese di gennaio, alcuni esperti di tradizioni popolari fanno riferimento all’antico mito di Demetra e Persefone, mentre altri farebbero comparazioni con il calendario romano, che sposterebbe I Giorni della Merla a fine marzo o con il folclore rinascimentale delle aree appenniniche, dove gennaio viene tuttora raffigurato come un vecchio che manifesta la sua ira scatenando tempeste di neve e pioggia abbondante.

Ciò che accumuna tutte le leggende de I Giorni della Merla è l’annuncio e la previsione di una primavera più o meno mite e prolungata. Infatti, a seconda delle temperature che si registreranno in quei tre giorni, si potrà eventualmente sapere se l’inverno sarà ancora molto lungo e freddo o se la primavera arriverà con un certo anticipo.

Perché I Giorni della Merla si chiamano così?

Secondo l’ipotesi più plausibile e che troverebbe maggiori riscontri storici, il mito de I Giorni della Merla avrebbe avuto origine nell’Antica Grecia per essere poi ripreso successivamente dai Romani, che lo avrebbero diffuso in ogni parte dell’Impero.

Il racconto mitologico narra che Persefone, moglie di Ade e dea minore degli inferi e dell’oltretomba, trascorreva i mesi più freddi dell’anno nel regno dei morti per poi uscire all’inizio della primavera e annunciare l’arrivo della bella stagione, facendo rifiorire la terra al suo passaggio.

Secondo la più antica tradizione, Persefone rivelava il suo ritorno alla madre Demetra, inviando una merla come messaggera e, a seconda del momento in cui questo piccolo uccello faceva la sua comparsa, la dea avrebbe saputo quando Persefone le avrebbe fatto visita, facendo arrivare la primavera in anticipo o in ritardo. Di questo antico mito ne sono state tramandate diverse versioni, passando dalla tradizione pagana a quella cristiana, che lo ha mantenuto vivo come credenza popolare.

Un’altra storia, tramandata nelle campagne di tutta Italia, è più legata all’osservazione della natura e alle usanze popolari. Si narra infatti che una merla, dal candido piumaggio, per proteggere i suoi piccoli dal freddo e dal gelo di gennaio avesse trovato rifugio in un comignolo sporco di fuliggine. Dopo tre giorni, l’uccellino e la sua famiglia uscirono all’aperto, ma le sue piume erano irrimediabilmente macchiate e avevano assunto una colorazione grigia-bluastra, a causa della cenere. Con questo episodio si cercherebbe di spiegare anche la differenza di colorazione tra i maschi e le femmine di merlo, le quali avrebbero una livrea più bruna e chiara rispetto agli esemplari di sesso maschile.

Secondo una terza versione, anticamente il mese di gennaio era formato da soli 28 giorni, durante i quali riusciva a scatenare tutta la sua furia con pioggia, neve e tempeste. La piccola merla, per ripararsi dalle temperature rigide, avrebbe fatto scorta di provviste e si sarebbe rifugiata nel suo nido per tre giorni, in attesa che gennaio finisse e ritornasse la calma. Per dispetto però, gennaio decise di prolungare la sua durata di altri tre giorni, costringendo la merla a trovare riparo in un comignolo. Quando finalmente la merla poté uscire dal suo nascondiglio, le sue piume candide avevano assunto il colore della cenere in cui era stata immersa.

Aldilà delle diverse varianti più o meno fantasiose, sembra che la locuzione I Giorni della Merla sia legata a un fatto storico, realmente accaduto nei primi anni del Settecento. Si racconta infatti che, i genieri del Ducato di Savoia riuscirono a trasportare un grosso cannone, chiamato la Merla, da una sponda all’altra del Po, approfittando delle rigide temperature di fine gennaio, che avevano contribuito a ghiacciare completamente la superficie del fiume, permettendo così il passaggio delle truppe e degli armamenti senza troppe difficoltà.

Il fiume ghiacciato ritorna anche in una seconda ipotesi, riportata da Sebastian Pauli nel 1740, per cui la nobile signora di Caravaggio, chiamata De Merli, avrebbe sfruttato la presenza di ghiaccio sul Po per raggiungere il marito, che si trovava sulla sponda opposta del grande corso d’acqua.

Detti e proverbi su I Giorni della Merla

Sebbene sia chiaro che non ci sia correlazione tra I Giorni della Merla e le condizioni meteo che si verificheranno nei mesi successivi, la cultura e la tradizione popolare riservano una particolare attenzione a questo periodo dell’anno con numerosi proverbi, pronostici e racconti leggendari.

Una delle citazioni più illustri compare nell’XIII Canto del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri, quando racconta che l’anima della nobildonna senese Sapia, che si trova nel girone degli invidiosi, dice:

“e veggendo la caccia, letizia presi a tutte altre dispari, tanto ch’io volsi in sù l’ardita faccia, gridando a Dio: “Omai più non ti temo!”, come fé ‘l merlo per poca bonaccia”, ovvero “vedendo che l’inseguimento mi donava una tale gioia, alzai gli occhi al cielo e dissi a Dio: “Non vi temo più, come il merlo quando vede spuntare un po’ di sole.”

Sicuramente, per molti secoli I Giorni della Merla hanno rappresentato un momento importante nella vita dei contadini, che finalmente potevano sperare in temperature più miti e nel lento risveglio della natura per tornare a lavorare nei campi. Pertanto, in molte zone d’Italia, I Giorni Della Merla erano il momento ideale per celebrare riti propiziatori che allontanassero il gelo e permettessero alle coltivazioni di prosperare con più ore di luce e calore rispetto ai mesi invernali.

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