Biella, la capitale dell’eccellenza tessile italiana
Anche se a prima vista può sembrare un po’ anonima e poco interessante dal punto di vista turistico, Biella è una città che nasconde tantissime risorse e un patrimonio d’arte e cultura che lascia davvero sorpresi e incantati, a partire dal recupero degli ex-lanifici fino ai suoi monumenti storici più antichi e ai suoi musei di sicuro interesse.
Le Alpi Biellesi circondano il centro abitato, che per lungo tempo è stato associato quasi esclusivamente all’industria tessile e manifatturiera, che l’ha resa un vero punto di riferimento per l’Alta Moda e la produzione di tessuti pregiati, soprattutto in lana e cachemire.
Questa profonda connessione con il gusto e la creatività le hanno valso il titolo di Città Creativa UNESCO nel settore Craft & Folk Art nel 2019. Un riconoscimento molto importante attribuito alle città che hanno fatto della genialità e dell’inventiva il motore del proprio sviluppo economico e sociale.
Inoltre, nel 2021, Biella è diventata Città Alpina dell’Anno per il suo impegno nell’applicazione della Convenzione delle Alpi e il suo ruolo fondamentale nello sviluppo di progetti sostenibili per la salvaguardia dell’ambiente e della cultura delle zone montane.
Biella: dalle sue origini a oggi
Numerosi ritrovamenti di reperti risalenti alla preistoria confermano che il Biellese sia stato abitato da diverse popolazioni di Liguri e Celti sin dall’età del bronzo e del ferro, come dimostrano gli scavi archeologici nell’area del Bric Burcina e della Bessa, dove si trovavano estesi giacimenti auriferi creati dal torrente Elvo e sfruttati soprattutto in epoca romana.
Il nome della città deriverebbe dall’antico Bugella, un toponimo che comparve per la prima volta in un documento dell’anno 826, in cui Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, donava il territorio biellese al Conte Bosone. Si tratta di un termine d’origine celto-latina, composto da bu-cellae, dove bu è una particella che indica la minore importanza di una cellae, ovvero un luogo di dimora.
Il dominio del Conte Bosone durò solo qualche anno e ben presto Biella passò sotto il controllo della Diocesi di Vercelli per poi essere dominata da Alemanni, Longobardi e Franchi, i quali fortificarono il centro abitato e costruirono alcuni edifici religiosi, tra cui il Battistero e la Chiesa di Santo Stefano.
In epoca medievale, una parte degli abitanti si spostò nell’odierno Piazzo, una zona più alta rispetto all’attuale centro della città e per questo più facilmente difendibile. Per lungo tempo, il Piazzo è stato sede del municipio e oggi il borgo è un’affascinante testimonianza delle origini della città con le sue strade in salita, le numerose coste e architetture rimaste praticamente intatte come Piazza Cisterna e la bellissima Chiesa di San Giacomo. Se non si vuole andare a piedi o utilizzare la macchina per raggiungere questa parte della città, si può utilizzare una comoda funicolare che parte dal centro cittadino.
Dal punto di vista storico, per quasi due secoli, tra il XIV e il XV secolo, il Biellese fu al centro di aspre contese tra le famiglie Visconti e Savoia, finché i Vescovi di Vercelli non cedettero i loro possedimenti alla dinastia sabauda, la quale edificò la Basilica di San Sebastiano nel 1500.
Tra il Seicento e il Settecento, Biella diventò protagonista delle guerre tra francesi e spagnoli e nel 1772 venne istituita la Diocesi di Biella. Dopo l’occupazione napoleonica e l’annessione alla Francia, il Congresso di Vienna restituì la città ai Savoia.
A partire dalla metà del XIX secolo nacque una fiorente industria della lana, soprattutto grazie alla famiglia Sella che iniziò ad acquistare vecchi mulini lungo il fiume Cervo, allo scopo di trasformarli in lanifici, i cui macchinari venivano azionati da un’innovativa ruota idraulica, che sfruttava la forza della corrente dei corsi d’acqua. In realtà, la tradizione della lavorazione della lana esisteva già da molto tempo nel Biellese, ma si trattava di una produzione molto limitata e legata soprattutto ai fabbisogni delle famiglie, soprattutto nei periodi in cui non era possibile lavorare nei campi.
L’avvento dei primi lanifici fece scomparire la figura del lanaiolo e le fabbriche si riempirono di operai, impiegati e addetti alla produzione di tessuti in lana sempre più pregiati, mentre i telai casalinghi venivano abbandonati o utilizzati dagli industriali nei periodi di maggiore richiesta o durante gli scioperi. In poco tempo, nelle fabbriche i vecchi telai vennero sostituiti da macchinari meccanici più veloci e moderni, dando vita a un nuovo processo di industrializzazione.
Se da una parte la nascita dei lanifici rappresentò un punto di svolta nell’economia del territorio, dall’altra aumentò i problemi sociali, in particolare per il fatto che molto spesso si preferiva assumere donne e bambini anche molto piccoli rispetto agli uomini, perché più vulnerabili ed economici. Inoltre, le condizioni di lavoro nelle fabbriche erano davvero terribili, a causa del rumore, dell’umidità elevata, degli incidenti e delle sostanze irritanti che venivano utilizzate.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale l’industria laniera biellese subì una battuta d’arresto, pur continuando a produrre tessuti destinati ai militari al fronte, mentre negli ultimi anni del conflitto diventò un centro cruciale per la produzione dei macchinari della Piaggio che si era trasferita qui per sottrarsi ai continui bombardamenti sullo stabilimento principale di Pontedera. In quegli anni, venne progettato e realizzato il primo prototipo della Vespa, chiamato Paperino, un motoscooter leggero mai entrato nel ciclo produttivo dell’azienda.
Il periodo bellico fu particolarmente doloroso per i biellesi, che ebbero un ruolo importante nella lotta partigiana con violenti scontri e gravi perdite. Uno dei luoghi simbolo di questo periodo è Villa Schneider, una bellissima palazzina liberty che venne requisita dai nazifascisti per essere adibita a quartier generale del Comando di Polizia Militare. Le sue mura hanno assistito a interrogatori, torture e violenze per poi essere lasciate in completo abbandono alla fine della guerra. Dopo un lungo lavoro di recupero e ripristino, la villa è stata affidata ai volontari dell’ANPI ed è un Luogo della Memoria visitabile su prenotazione.
Oggi, Biella è una città attiva e dinamica, che ha mantenuto un forte legame con il mondo dell’imprenditoria e dell’industria della lavorazione della lana, ma anche con aziende storiche in altri settori come quello bancario con Banca Sella, alimentare con i formaggi Botalla e la birra Menabrea, della produzione di mobili e della logistica.
Cosa vedere a Biella?
Sebbene si trovi in una zona un po’ decentrata, Biella è facilmente raggiungibile sia in auto sia in treno e si può visitare tranquillamente a piedi, perché gli spazi sono molto contenuti. Inoltre, a breve distanza ci sono posti che vale sicuramente la pena visitare, come il Santuario di Oropa, il Ricetto di Candelo, il Parco della Burcina e l’Oasi Zegna.
Il centro storico di Biella
Il centro storico di Biella si può suddividere in due parti: il Piano, nella parte più in basso della città e il Piazzo, che invece si trova più in alto.
Il nucleo originario della città si trova a Biella Piano e ruota intorno al Duomo, al Battistero e al Campanile di Santo Stefano. Il Battistero di San Giovanni Battista è un piccolo edificio dalla forma molto particolare, che venne realizzato con materiali di recupero di epoca romana a partire dal IX secolo d.C.. Da vedere sono il bellissimo bassorilievo di età tardo-romana, probabilmente recuperato da antiche tombe romane, e gli affreschi che si trovano all’interno dell’edificio, attribuiti al Maestro di Oropa e realizzati tra il 1318 e il 1319.
Alzando lo sguardo, non si può non notare il Campanile di Santo Stefano con i suoi oltre 50 metri d’altezza. La struttura è suddivisa in nove parti, alternando feritoie, bifore e monofore in uno stile molto elegante e originale. Il campanile è ciò che rimane di un’antica pieve, attorno a cui si sviluppò il primo nucleo abitativo di Biella.
Il Duomo è il luogo di culto più importante della città. Dedicato a Santo Stefano, patrono di Biella, venne edificato sui resti di un’antica chiesa, di cui rimangono solo alcuni capitelli. Lo stile neogotico della sua enorme architettura lascia davvero sbalorditi per le dimensioni delle navate e la ricchezza delle decorazioni, seppure venga mantenuto un cromatismo molto austero e poco appariscente.
Di notevole interesse sono anche la Basilica di San Sebastiano, all’interno della quale sono conservate opere di diversi artisti piemontesi, e il Museo del Territorio, in cui sono esposti reperti archeologici, ceramiche e quadri d’arte moderna e contemporanea.
Dopo un giro nella centralissima Via Italia, non si può non salire al Piazzo, uno dei luoghi più suggestivi di Biella. Il borgo si sviluppa attorno a Piazza Cisterna su cui si affacciano pregevoli palazzi storici, edificati a partire dal XV secolo. Una zona molto tranquilla della città, in cui è piacevole fermarsi per un buon aperitivo o per gustare un ottimo bicchiere di vino locale.
Giuliana T. – dal gruppo Facebook di Gite Fuori Porta in Piemonte
Musei da non perdere a Biella
Gli amanti dell’arte contemporanea devono assolutamente programmare una visita alla Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, uno dei più grandi laboratori creativi della nostra regione, nato per mettere in comunicazione gli artisti con la società e i cittadini, allo scopo di favorire lo sviluppo di progetti sostenibili e responsabili.
La Fondazione Pistoletto si trova all’interno degli spazi dell’ex-lanificio Trombetta, un complesso di archeologia industriale, che sicuramente vale la pena visitare. Oltre alle attività culturali, la Cittadellarte ospita una vasta collezione di opere di Michelangelo Pistoletto molto interessanti e famose.
La storia di Biella è profondamente legata alla produzione di birra e formaggi. Qui ha sede la Menabrea, uno dei birrifici più antichi d’Italia, ma anche molte aziende casearie importanti, tra cui Botalla. Dall’unione di questi due marchi prestigiosi è nato il Museo MeBo, un viaggio nelle tradizioni gastronomiche e culinarie biellesi, attraverso attrezzi, testimonianze e documenti.
Elisa C. – dal gruppo Facebook di Gite Fuori Porta in Piemonte
Cosa mangiare a Biella?
Oltre ai suoi tessuti pregiati, Biella è famosa per le sue specialità enogastronomiche e culinarie di assoluta eccellenza. Da assaggiare sono sicuramente il formaggi Maccagno, Sbirro, Murtarat e Beddu, la mostarda, il miele e i salumi, tra cui la tipica paletta e la salsiccia di riso.
Non mancano neanche i dolci tradizionali, come i canestrelli, i croccanti del Ciavarin, le miasce e il Pan d’Oropa, creato dalle donne biellesi negli anni Trenta per essere mandato ai soldati impegnati nella Guerra d’Etiopia.
Infine, non può mai mancare un buon piatto di polenta concia, uno dei piatti più tipici del Biellese, a base di farina di mais, burro, toma e vari formaggi prodotti nelle montagne circostanti.
Ezio T. – dal gruppo Facebook di Gite Fuori Porta in Piemonte
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