Una gita alla scoperta delle Case Grotta di Mombarone
Viaggiare nel tempo è possibile e non è nemmeno difficile: è sufficiente individuare la giusta meta e partire.
A Febbraio abbiamo effettuato un vero viaggio nel tempo con Luisa e Claudio, nostri cari amici sempre a caccia di nuovi percorsi, andando a visitare le Case Grotta di Mombarone, frazione Carie, presso Asti.
Queste abitazioni furono scavate nella collina all’inizio del ‘700 e sono state abitate fino all’inizio del ‘900. Sono state riscoperte qualche anno fa.
Gli ultimi abitanti furono “Gisep d’Carie” e “barba Mini”.
Si raggiungono con un breve percorso a piedi, partendo dal parcheggio presso la fontana del Boglietto, dopo aver costeggiato campi coltivati ed affrontato una dolce salita a tornanti.
Arrivando si resta colpiti dalla quiete del luogo e dal tepore: la posizione è molto favorevole e alcuni ulivi testimoniano la mitezza delle temperature.
Il tufo, infatti, trattiene il fresco durante l’estate e il caldo nella stagione invernale. Questa zona era stata scelta per abitarvi anche per la presenza di sorgenti d’acqua molto generose.
Le case grotta sono ubicate in 2 luoghi poco distanti l’uno dall’altro e i cartelli esplicativi descrivono ogni dettaglio della vita di allora.
Ci sono anche le foto dei vecchi abitanti e con emozione guardiamo quei visi lontani nel tempo, eppure presenti.
Le case scavate nel tufo sono una vera sorpresa per noi, sia per la loro particolare struttura che per la cura con cui sono state restaurate ed arredate. Esternamente si confondono con la collina che le accoglie. Le pareti sono molto asciutte tanto da permettere di apporvi l’intonaco.
Le ampie stanze sono illuminate da finestre ed accolgono tavoli apparecchiati che sembrano attendere i visitatori. Sono presenti lungo le pareti molti attrezzi di lavoro e semplici mobili che parlano di altri tempi, in cui la vita era umilmente vissuta in tutta la sua semplicità e la sua severa fatica.
In un caso la stalla confina con la cucina e ne fa parte, in altri casi è separata, il crotin (piccola cantina) è sempre presente, all’esterno c’è la cisterna per raccogliere l’acqua piovana, più in là un profondo pozzo.
Ci sentiamo quasi degli intrusi e camminiamo con lentezza e cautela, parlando a bassa voce.
Ogni dettaglio è degno di attenzione.
Scopriamo suppellettili e oggetti curiosi: di alcuni ci chiediamo l’utilizzo, di altri conosciamo bene l’uso perché li abbiamo visti in campagna da bambini.
Ed è forse per questo che andiamo alla scoperta di camere e cantine con infantile ed allegro entusiasmo.
Tra le case è presente anche la Locanda, che accoglieva i viandanti di passaggio in quella vallata. Ha una camera da letto arredata in ogni particolare ed immaginiamo gli stanchi ospiti che trovavano refrigerio e riposo tra quelle mura.
Ci attardiamo ancora un po’ all’esterno, stregati dall’atmosfera magica del luogo, grati a chi ha recuperato queste strutture così preziose.
Ci allontaniamo un po’ a malincuore.
La settimana prima di Natale si svolge la rappresentazione del “presepe vivente”, che è certamente molto suggestivo: ci ripromettiamo di tornare in quell’occasione. Chissà se ci sarà la neve…
Luisa Gavazza
Gita effettuata il 25 Febbraio 2021