I 5 borghi abbandonati più affascinanti del Piemonte
Ci sono tanti motivi per cui una località si trasforma in un luogo completamente abbandonato. Lo spopolamento può essere la conseguenza di una mancanza di lavoro e possibilità economiche, ma anche di una posizione geografica, che non favorisce i collegamenti con il resto del mondo.
Resta il fatto che questi borghi dimenticati conservano una memoria importantissima, che li rende incredibilmente affascinanti e interessanti da vedere, perché nonostante non siano più abitati e non siano in buone condizioni, il loro aspetto è rimasto immutato e immobile nel tempo.
Di questi gioielli ce ne sono davvero tantissimi, sparsi un po’ ovunque nella nostra regione. In questo articolo, vi presentiamo i 5 borghi abbandonati che, secondo noi, vale la pena visitare e ammirare durante una gita fuori porta.
1. Rivarossa (AL)
In questo piccolo borgo in provincia di Alessandria, il tempo si è fermato tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. I suoi abitanti si sono trasferiti altrove, perché all’epoca questo territorio non offriva opportunità di lavoro e le condizioni di vita erano veramente precarie, essendo raggiungibile solo attraverso un sentiero.
Del paesino di Rivarossa, ex frazione del comune di Borghetto Borbera, rimane davvero poco: qualche edificio diroccato, una casa che è stata trasformata in bivacco dal CAI di Novi Ligure, un pozzo e la piccola chiesa della Madonna di Rivarossa, ma comunque rimane un luogo pieno di bellezza e suggestione, dove è piacevole fermarsi per riposare e ammirare un panorama davvero mozzafiato.
Per raggiungere Rivarossa, si può utilizzare l’uscita di Arquata Scrivia sull’A7 e poi proseguire verso il paese, seguendo il corso del fiume fino ad arrivare a destinazione.
2. Reneuzzi e Connio Vecchio (AL)
Reneuzzi è un altro borgo disabitato della Val Borbera, che si trova a oltre 1000 metri d’altitudine. Venne completamente abbandonato nel 1961, perché era raggiungibile solo percorrendo una mulattiera, che partiva dalle frazioni di Campassi e Vegni.
Un tempo qui viveva una comunità fiorente, ma le difficoltà di comunicazione hanno reso questo luogo troppo scomodo e lontano dalle possibilità di lavoro.
Oggi, resistono ancora un antico oratorio e alcune case, che pian piano stanno per essere sommerse dalla vegetazione, ma è un posto perfetto per partire alla scoperta di questo territorio, grazie ai numerosi sentieri che portano in alta valle.
Poco distante, si trova anche il borgo di Connio Vecchio, anch’esso abbandonato negli anni Sessanta, dove i ruderi si alternano a case ristrutturate di recente da parte di alcuni discendenti delle famiglie che un tempo vivevano qui.
3. Coindo (TO)
Frazione montana del comune di Condove, Coindo è formato da due agglomerati di case: uno superiore e l’altro inferiore. Le due borgate si trovano sul versante sud della Val Susa, ad un’altitudine che arriva a toccare gli 800 metri d’altitudine nella parte più alta del borgo.
Il territorio è piuttosto scosceso ed è coperto di boschi di faggi, castagni e pascoli. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, le due borgate sono state progressivamente abbandonate per la mancanza di una strada carrozzabile che le collegasse al fondovalle e ora le case sono quasi tutte in rovina.
Ciò che rendeva unico Coindo erano la lingua dei suoi abitanti, che mescolava il francoprovenzale al piemontese e all’italiano, e le sue feste tradizionali legate alla Settimana Santa, che coinvolgevano persone di tutte le età per diverse giornate durante l’anno.
L’unica via d’accesso, che è rimasta per arrivare a Coindo, è una mulattiera che congiunge la frazione a Lajetto. Per arrivarci, si può uscire ad Avigliana Ovest sull’ A32 e continuare sulla statale fino a Condove per poi salire fino al paese.
4. Erbareti (VC)
Piccola frazione di Varallo Sesia, in fondo alla Val Sabbiola, Erbareti sta vivendo un periodo di rinascita dopo un lungo abbandono iniziato nel Secondo Dopoguerra.
Attualmente, il borgo è formato da una ventina di case, che circondano una chiesa, risalente al 1610. Nel 1907, il paese è stato quasi completamente distrutto da un disastroso incendio, ma grazie alla ricostruzione i suoi abitanti vissero un periodo di relativo benessere, finché le difficili condizioni di vita e la mancanza di servizi non li costrinsero a emigrare.
Dopo gli anni Settanta, a Erbareti rimasero solamente seconde case, frequentate d’estate e nei fine settimana anche da turisti stranieri, anche se la frazione iniziò ad essere dotata di corrente elettrica, fognatura e di un tratto di strada, oggi percorribile solo con mezzi a trazione integrale e non del tutto completata.
Il borgo riprende vita principalmente a luglio, grazie alla festa del santo patrono, San Gaudenzio, che attrae in valle tantissime persone e per la manifestazione Profüm da Saleggia, che si tiene nel ponte di Ferragosto.
Sicuramente da vedere sono l’antica chiesa di San Gaudenzio del XVI secolo e restaurata a metà degli anni Ottanta, che conserva preziose opere d’arte e le tipiche case del paese con gli archi a tutto sesto in pietra. Una di queste abitazioni presenta una parete costruita interamente in pietra, che raggiunge l’altezza di 20 metri.
Per arrivare a Erbareti bisogna percorrere per intero la SP299 e poi salire fino a Sabbia e proseguire a piedi.
5. Leri Cavour (VC)
Un tempo la famiglia Benso di Cavour possedeva a Leri Cavour una tenuta di ben 900 ettari, immersa nelle campagne del vercellese. Fin dal Medioevo, questa grande area era stata bonificata dai monaci cistercensi per coltivare il riso e i Benso di Cavour avevano trasformato la loro tenuta in un importante centro agricolo, che utilizzava e sperimentava tecniche all’avanguardia per la produzione risicola.
Fino ai primi anni Sessanta, Leri Cavour era regolarmente abitata, ma a causa del diffondersi della coltivazione intensiva del riso, della mancanza di manodopera, dell’inquinamento ambientale e del degrado delle architetture ormai obsolete, iniziò a spopolarsi e le case vennero occupate dagli uffici e dai tecnici dell’Enel che lavoravano presso la vicina centrale di Trino Vercellese.
Dopo lo smantellamento della centrale, Leri Cavour venne definitivamente abbandonato e attualmente il paese è disabitato, anche se sono in progetto alcune opere di recupero, soprattutto della tenuta cavouriana, che nel tempo è stata depredata e lasciata al completo degrado.
Si prevede anche la creazione di un museo nazionale dell’agricoltura e il recupero delle antiche architetture per renderle nuovamente fruibili al pubblico, ma tutto è ancora in fase di studio e, nonostante i molti sforzi da parte delle istituzioni locali e dei cittadini, tutto versa ancora nel completo declino.
Hai visitato uno dei borghi abbandonati del Piemonte? Condividi la tua esperienza e rendi visibili questi luoghi, che meritano sicuramente di essere riscoperti!