

Cesare Lombroso: il padre della moderna criminologia che visse a Torino
Cesare Lombroso è una delle figure più controverse della storia della nostra Regione, ma sicuramente gli si deve il grande merito di essere il padre della moderna criminologia, seppure i suoi metodi non siano sempre stati basati su chiari dati scientifici ed evidenze incontrastabili.
I suoi studi sono tuttora alla base della moderna criminologia ed è considerato il fondatore dell’antropologia criminale, una disciplina scientifica che si propone di combinare le osservazioni sulla personalità o l’aspetto fisico di un individuo con la sua predisposizione naturale a commettere un reato.
Si tratta di una pseudoscienza ispirata dalla frenologia, una dottrina diffusa nell’Ottocento e ideata dal medico tedesco Franz Joseph Gall, il quale sosteneva che alcune funzioni psichiche fossero legate alla morfologia del cranio e del cervello fino a determinare le caratteristiche caratteriali della persona.
Cesare Lombroso: un uomo visionario di grande cultura
Cesare Lombroso nacque a Verona nel 1835 in una ricca famiglia di commercianti ebrei molto osservanti, le cui finanze erano state decisamente ridotte a causa di una serie di problemi finanziari. La sua educazione e formazione fu fortemente influenzata dal cugino David Levi, uno dei maggiori esponenti del Risorgimento Italiano e del culto del libero pensiero, e da Paolo Marzolo, medico e linguista, che lo introdusse allo studio della linguistica come strumento per individuare la natura umana.
L’ascendente d queste due autorevoli figure, portò Cesare Lombroso ad abbandonare l’istruzione pubblica nel 1850 per proseguire privatamente i suoi studi fino a laurearsi in Medicina a Pavia nel 1858 con una tesi sul cretinismo lombardo e a proseguire il suo percorso di studi a Pavia e a Vienna.
La sua eccezionale cultura e preparazione non si limitava esclusivamente alla medicina, ma spaziava anche in altri ambiti, tra cui la letteratura, le scienze naturali, la storia, la filosofia e il campo giuridico in un mix eclettico di conoscenze di vario genere.
Appena un anno dopo essersi laureato, Cesare Lombroso partecipò in qualità di medico militare alla campagna contro il brigantaggio in Calabria, svolgendo ricerche sul cretinismo e sulla pellagra per conto della Clinica Psichiatrica e di Antropologia di Pavia.
Successivamente, venne incaricato di dirigere il manicomio di Pesaro e divenne ordinario di Medicina Legale del Carcere di Torino, dove iniziò a studiare numerosi detenuti e i loro cadaveri per convalidare le sue teorie sul nesso tra aspetto fisico e propensione alla delinquenza.


di Federico Dedo Gorgoglione (wikipedia): Cesare Lombroso, interpretato da Roberto Accornero, effettua un’autopsia nel cortometraggio Larvae di Alessandro Rota.
La prima vera svolta nella carriera scientifica di Lombroso fu nel 1864, quando divenne docente dell’Università di Pavia e pubblicò il suo saggio “Genio e Follia” con cui delineò in modo chiaro le sue tesi e osservazioni, sostenendo che il genio e la follia non sono altro che due deviazioni dalla normalità, causate da anomalie organiche.
Dopo aver ottenuto la cattedra all’Università di Torino, Lombroso trasferì la sua collezione, esposta oggi al Museo di Criminologia di Torino, e pubblicò un nuovo saggio, “L’Uomo Delinquente”, nel quale ribadiva le sue idee e delineava un vero identikit del criminale con tutte le sue caratteristiche biologiche e le anomalie organiche che lo hanno portato a delinquere. Il riscontro del pubblico dell’epoca fu immediato e molto positivo, perché le teorie erano molto affascinanti e rispecchiavano la mentalità dell’epoca.
Dal punto di vista politico. Lombroso mirava a creare consenso nei confronti delle sue tesi per inserirsi nel dibattito sociale di quegli anni e favorire lo sviluppo dell’Italia Meridionale, eradicando definitivamente la piaga del brigantaggio.
La posizione di Lombroso venne però ampiamente criticata da alcuni illustri personaggi suoi contemporanei, in particolare alcune affermazioni palesemente senza alcun fondamento scientifico, come quella che condanna il ciclismo, in quanto «la passione del pedalare trascina alla truffa, al furto, alla grassazione».
Al di là di queste teorie, obiettivamente poco condivisibili, è sicuramente apprezzabile l’impegno di Lombroso nel catalogare, studiare e osservare sia i corpi dei criminali sia il loro comportamento per cercare di fornire evidenze certe delle proprie teorie.
A partire dal 1870, Lombroso spostò i suoi interessi e studi in ambito antropologico, allo scopo di indagare una possibile correlazione tra la “biologia” criminale di certi individui e tracce del primitivismo. La presenza nel cranio umano della fossa mediana, molto simile a quella dei primati e dei gorilla, fece supporre allo studioso che ci fosse un nesso tra l’evoluzione della specie e il comportamento criminale. Pertanto, la presenza di questa fossetta poteva diventare un indizio utile per prevenire eventuali inclinazioni alla delinquenza.


Esempio di cranio lombrosiano, conservato al Museo di storia naturale sezione biomedica di Firenze (fonte: wikipedia)
Negli ultimi anni della sua vita, Lombroso si avvicinò allo spiritismo, grazie anche alla presenza sempre più costante della medium Eusapia Palladio, ma venne anche colpito da una grave forma di arteriosclerosi che ne minò la salute mentale e fisica, oltre ad essere affetto per molto tempo da una angina pectoris. Morì il 18 ottobre 1909 nella sua casa di Torino in Via Legnano 26 e la sua salma è tuttora custodita nel Cimitero Monumentale della città.
A Lombroso sono ancora oggi dedicate molte vie e piazze in diverse città italiane, tra cui Pavia, Milano e Torino, ma la sua testimonianza più importante è sicuramente il Museo di Antropologia Criminale, da lui stesso fondato nel 1898 allo scopo di riunire in un unico luogo la sua eccezionale collezione, frutto di una vita intensa di studi e ricerche.
Oggi, il valore scientifico delle teorie di Lombroso è stato ampiamente superato, ma è innegabile l’importanza dei suoi studi per la nascita della moderna criminologia e sulla personalità del criminale.
Il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” di Torino
La collezione esposta presso il Museo di Antropologia Criminale di Torino è composta da preparati anatomici, disegni, fotografie, corpi di reato, opere artigianali e artistiche di particolare pregio, realizzate da internati nei manicomi e nelle carceri, e raccolte da Cesare Lombroso tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.
Dopo essere stato ospitato in diverse sedi e grazie ad una convenzione tra l’Università di Torino e la Regione Piemonte, dal 2001 il museo si trova all’interno del Palazzo degli Istituti Anatomici in Via Giuria 5 a Torino, integrato nel polo museale del “Museo dell’Uomo”, che comprende anche i Musei di Anatomia umana, di Antropologia ed Etnografia e della Frutta.
Il Museo è visitabile tutti i giorni dal lunedì al sabato con orario dalle 10.00 alle 18.00 e sono previste visite guidate per gruppi e scuole con interessanti laboratori per gli studenti. Sul sito ufficiale del museo è anche possibile effettuare una visita virtuale attraverso le principali sale del museo.
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