Biblioteca Reale di Torino: un patrimonio d’inestimabile valore artistico e culturale

La Biblioteca Reale di Torino è una delle istituzioni culturali più importanti del Piemonte e d’Italia. Si trova all’interno del complesso architettonico di Palazzo Reale e dal 1997 è entrata a far parte del circuito delle Residenze Reali, tutelate dall’UNESCO.

Oltre a custodire un’incredibile quantità di volumi, opuscoli, disegni, manoscritti, libri, pergamene, carte geografiche, mappamondi e testi antichi, la Biblioteca Reale di Torino è un luogo straordinariamente interessante da visitare per la raffinatezza e l’eleganza degli ambienti e delle decorazioni.

Storia della Biblioteca Reale di Torino

Nel 1839, re Carlo Alberto di Savoia istituì la Biblioteca Reale di Torino allo scopo di raccogliere ciò che rimaneva del patrimonio librario donato da Vittorio Amedeo II, dopo le depredazioni dell’epoca napoleonica.

L’importante lavoro di riunire volumi, libri, manoscritti e altro materiale cartaceo venne affidata al Conte Michele Saverio Provana del Sabbione, un nobile piemontese e latinista molto vicino alla Famiglia Reale, che in precedenza aveva già ricoperto importanti incarichi, tra cui quello di sindaco di Torino e intendente generale della Segreteria di Stato per gli Affari Interni del Regno di Sardegna. Nel 1831, il Conte venne nominato primo bibliotecario della nuova Biblioteca Reale di Torino e mantenne questa funzione fino alla sua morte nel 1837. Inoltre, è importante ricordare che fu proprio il Conte Michele Saverio Provana del Sabbione ad approvare la pubblicazione de Le Mie Prigioni di Silvio Pellico nel 1833.

Durante la fase di costituzione della biblioteca, Carlo Alberto volle aggiungere numerosi libri e volumi preziosi, ricevuti in dono in diverse occasioni. Inoltre, il bibliotecario Domenico Promis, celebre numismatico e cassiere della Zecca torinese, ampliò la collezione con una raccolta di testi sulla storia del Regno di Sardegna e di argomenti militari, d’araldica e di numismatica.

In pochi anni, la Biblioteca Reale di Torino contava già oltre 30.000 volumi, tutti di grande valore artistico e culturale, per cui fu necessario trovare una nuova sistemazione nell’ala sottostante la Galleria del Beaumont, i cui spazi vennero allestiti dall’architetto Pelagio Palagi, famoso scultore, decoratore d’interni, pittore e disegnatore di mobili, che si era già occupato dell’ampliamento del Castello Reale di Racconigi, del ripristino del Castello di Pollenzo e dell’ammodernamento di Palazzo Reale.

Tra i vari artisti che vennero convocati per abbellire i nuovi ambienti della Biblioteca Reale di Torino, sono da citare i pittori Marco Antonio Trefogli e Angelo Moja, ai quali venne affidata la decorazione monocroma della volta a botte della sala centrale, seguendo i disegni e le indicazioni dell’architetto Palagi.

Con l’avvento di Vittorio Emanuele II, notoriamente poco interessato ai libri, e lo spostamento della capitale del regno prima a Firenze e poi a Roma, la crescita della Biblioteca Reale di Torino rallentò notevolmente, anche se rimase un punto di riferimento per i sovrani, che continuarono a inviare i libri ricevuti in dono durante le cerimonie ufficiali e da ambasciatori e governanti in visita.

Tra le acquisizioni più importanti della Biblioteca Reale di Torino ci sono sicuramente il codice sul volo degli uccelli di Leonardo da Vinci, ricevuto in dono dal conte Fëdor Vasil’evič Sabašnikov, e l’Autoritratto di Leonardo da Vinci, acquistato da Re Carlo Alberto nel 1839 e oggi custodito in uno dei sotterranei della biblioteca.

Dopo la fine della monarchia sabauda e di un lungo contenzioso con gli eredi della Casa Reale, la Biblioteca Reale di Torino venne ceduta allo Stato Italiano nel 1973 e oggi conserva una vastissima collezione di volumi, manoscritti, disegni, incunaboli, cinquecentine, opuscoli, pergamene, periodici, album fotografici e numerose incisioni e carte geografiche di diverse epoche storiche.

Cosa vedere alla Biblioteca Reale di Torino?

Oggi è possibile accedere alla Sala Studio della Biblioteca Reale di Torino e consultare testi e documenti solamente nei seguenti giorni e orari: lunedì, martedì e mercoledì dalle 8.30 alle 18.30, giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 15.15 e sabato dalle 8.30 alle 13.30​. Si consiglia di prenotare il proprio posto in modo da avere immediatamente a disposizione il materiale richiesto oppure accedere liberamente previa registrazione online.

In alternativa, si può consultare il catalogo online, che consente di ammirare sia le collezioni esposte sia le opere e i documenti conservati nei depositi della biblioteca. Attualmente, la catalogazione dei materiali da parte di esperti, archeologi, studiosi, architetti e storici dell’arte è ancora in corso e sicuramente molto presto il catalogo verrà ulteriormente ampliato.

Il Codice sul Volo degli Uccelli di Leonardo da Vinci

Il Codice sul Volo degli Uccelli fa parte di un’ampia produzione di codici e manoscritti, lasciati in eredità da Leonardo da Vinci al suo pupillo Francesco Melzi, il quale li trasferì nella sua residenza a Vaprio d’Adda nel 1523 e li conservò fino alla sua morte. Successivamente, la produzione di Leonardo subì diverse cessioni e sottrazioni per cui venne dispersa in diverse parti del mondo.

Nel 1840, il Codice sul Volo degli Uccelli venne separato da altri manoscritti leonardeschi da Guglielmo Libri Carucci dalla Sommaja, un matematico e bibliofilo italiano, che aveva sottratto diverso materiale in numerose biblioteche a Firenze e a Parigi.

La parte principale del codice venne acquistata da Giacomo Maria Manzoni e venduta dai suoi eredi al mecenate russo Fëdor Vasil’evič Sabašnikov nel 1892, il quale riuscì a recuperare anche i fogli mancanti. L’opera venne poi donata a Umberto I di Savoia ed entrò a far parte della collezione della Biblioteca Reale di Torino. Negli anni successivi vennero ritrovati anche altri fogli: gli ultimi tre vennero donati a Vittorio Emanuele II dal banchiere svizzero Henry Fatio nel 1926.

In totale, il Codice sul Volo degli Uccelli è formato da 18 fogli a cui si aggiunge una copertina rigida, realizzata dallo stesso Leonardo da Vinci. Si presume che sia stato redatto tra il 1505 e il 1506 come riportato da alcune annotazioni in stile fiorentino.

In questo testo, Leonardo da Vinci analizza la dinamica del volo degli uccelli per poi passare alla progettazione delle macchine volanti, a cui avrebbe successivamente dedicato un trattato, che però non venne mai ultimato.

Nella seconda parte del codice, il testo del codice è sovrapposto a diversi disegni a sanguigna, raffiguranti un volto, foglie, fiori e la gamba di un uomo.

L’Autoritratto di Leonardo da Vinci

Datato intorno al 1517, l’Autoritratto è uno dei disegni più famosi di Leonardo da Vinci. Fu realizzato in Francia negli ultimi anni di vita di Leonardo e, dopo la sua morte, anch’esso ereditato da Francesco Melzi e portato a Vaprio d’Adda.

Dopo un lungo periodo, in cui si pensava fosse andato perduto, venne ritrovato agli inizi dell’Ottocento a Milano, dove venne ricopiato e riprodotto per poi essere nuovamente disperso e ricomparire nel 1839, quando fu venduto a Carlo Alberto di Savoia da un collezionista che lo aveva a sua volta acquistato in Francia o in Inghilterra, insieme ad altre opere di Raffaello e Michelangelo. L’Autoritratto andò quindi ad ampliare la collezione della Biblioteca Reale di Torino.

Il disegno mostra l’immagine di un uomo ormai anziano con i capelli e la barba molto lunghi. L’espressione è accigliata, seria e pensierosa e lo sguardo è rivolto verso destra, come se stesse osservando lo spettatore riflesso in uno specchio. I dettagli del viso sono molto precisi e curati, anche se l’immagine sembra solamente abbozzata per dare maggiore risalto allo sguardo e ad alcuni particolari.

In seguito a lunghi studi e a confronti con altre opere di Leonardo da Vinci, si è giunti alla conclusione che si tratta dell’effigie autentica dell’artista ed è pertanto stato schedato come Leonardo da Vinci, Autoritratto, inv. 15571, Dis. It. 1/30.

I disegni di Scuola Svizzera

Accanto alle opere di grandi maestri d’arte tedesca, tra cui Albrecht Dürer e Hans Burgkmair, la Biblioteca Reale di Torino custodisce tre disegni di artisti di scuola svizzera: Sigmund Freudenberger e Urs Graf.

I disegni, realizzati ad inchiostro, vennero acquistati da Carlo Alberto nel 1839 dal collezionista Giovanni Volpato e raffigurano scene di vita quotidiana ambientate nella Francia del 1500.


La Biblioteca Reale è senza dubbio un luogo suggestivo e ricco di fascino non solo per gli studiosi, ma anche per tutti coloro che amano l’arte e la cultura. Se ci sei già stato, condividi la tua esperienza con la nostra grande community e rendi ancora più interessanti i canali social di Gite Fuori Porta in Piemonte. Ti aspettiamo online!

Immagine di copertina C. Ciardi (Dal Gruppo Facebook Gite fuori porta in Piemonte)