Il Monte Musinè, la montagna più misteriosa d’Italia
Il Monte Musinè è una delle montagne più vicine a Torino, da cui dista appena 12 chilometri in linea d’aria e nonostante superi i 1100 metri di altitudine, spesso risulta invisibile ai torinesi per la foschia che spesso ricopre la pianura e la bassa valle.
Questa montagna, dall’aspetto spoglio e inospitale, si trova all’imbocco della Val Susa, tra i comuni di Caselette, Almese e Val della Torre, ed è da molti conosciuta per le sue storie leggendarie, legate a maghi, masche, lupi mannari, sovrani e anche avvistamenti UFO, ma anche dagli escursionisti che sulle sue pendici possono trovare tantissimi sentieri panoramici e una vista spettacolare, una volta raggiunta la cima.
Musinè (Monte) da Morsino per il Truc Randolera
Una montagna abitata sin dall’Età del Bronzo
Dal punto di vista geologico, il Musinè rappresenta uno dei migliori esempi di affioramento del mantello terrestre. Si tratta infatti di un vulcano spento da millenni, su cui si possono trovare rocce di tipo ultrabasico, che non sono state trasformate dal metamorfismo che caratterizza altre zone della catena alpina.
Il territorio del Monte Musinè è stato abitato sin dall’Età del Bronzo da tribù di origine celtica, come dimostrano alcuni ritrovamenti di capanne preistoriche nei pressi di antiche cave di magnesite, e come documentano la presenza di comunità nella Tarda Età del Ferro nei comuni di Almese e Caselette, dove sono stati ritrovati reperti ceramici e di un sito probabilmente utilizzato per motivi rituali.
La tradizione popolare, fa risalire l’etimologia del nome Musinè alla contrazione del piemontese Monte Asinè, ovvero Monte degli Asini, ma secondo fonti storiche risalenti al Medioevo, la montagna originariamente veniva chiamata Mons Vicinea derivante dal termine vicus, cioè villaggio, e di conseguenza la “montagna del villaggio”. Secondo alcuni documenti antichi, probabilmente già in età romana, in quest’area si era installata una popolazione molto ben organizzata che esercitava i diritti d’uso sulle terre comuni. Nel Settecento, forse per un’interpretazione volgare della denominazione medievale, questa montagna inizia ad essere indicata come Monte Asinaro, da cui deriverebbe secondo la credenza popolare, l’odierno nome “Monte Musinè”.
In epoca romana, in particolare in età augustea, l’area del torinese e della Val Susa, ricadeva nell’area d’influenza di Roma, come testimoniano il ritrovamento di una villa rustica a Caselette e di una grande residenza a le Grange di Rivera nel comune di Almese. Il Musinè ha continuato ad essere una zona particolarmente importante anche durante il Medioevo, perché rappresentava una preziosa fonte di approvvigionamento di legname, offriva terreni adatti al pascolo, ed era un luogo di raccolta di frutti selvatici, erba e fogliame, oltre a garantire una costante riserva d’acqua ed essere una risorsa mineraria per la presenza di magnesite, utilizzata sin dall’antichità come materiale per pavimentare le abitazioni e dal 1875 fino alla seconda guerra mondiale per scopi industriali.
Il Monte Musinè è stato nei millenni una risorsa fondamentale per la sopravvivenza delle popolazioni locali ed è per questo che viene considerato un luogo sacro ancora oggi. Attualmente, l’intera montagna fa parte del Sito di Interesse Comunitario (SIC) della rete europea Natura 2000 “Monte Musiné e Laghi di Caselette”, assieme ai laghetti di Caselette, e sulla sua cima si trova una croce bianca in cemento armato alta 15 metri che la contraddistingue e la rende riconoscibile tra tutte le altre vette. La croce è stata eretta nel 1901 e secondo la leggenda ricorderebbe la conversione di Costantino I a cui, prima della battaglia di Torino, era apparsa una croce con la scritta “in hoc signo vinces”, che lo avrebbe aiutato a vincere sugli avversari. Sulla cima del monte si trova anche una tavola di orientamento, in acciaio inossidabile, con l’indicazione delle principali montagne visibili a occhio nudo nelle giornate di bel tempo.
Tuttavia, ciò che rende celebre questo monte non è tanto la sua rilevanza storica, geografica e archeologica, quanto le numerose leggende che lo riguardano, che lo hanno posto al centro di diversi studi scientifici e luogo d’interesse per gli appassionati di paranormale e avvistamenti UFO.
Monte Musinè 1150m 18.04.2021.Riscaldiamo i muscoli in vista delle riaperture (zona gialla) e ripartire con le escursioni in montagna.Accompagnato dal odore del bosco bruciato dopo l’incendio del 15.03.2021. e la vita che ricomincia a riprendersi i suoi spazi. Sono salito sul Musine con partenza da Caselette sulla via normale passando per il Santuario Sant Abaco 535m. Un percorso di 10 km A/R e un dislivello di 750m.
Miti, leggende, fenomeni paranormali e avvistamenti UFO
Gli amanti del mistero trovano il loro luogo ideale sul Musinè per le tante leggende, storie e dicerie che da secoli avvolgono la montagna in un alone di mito e superstizione. Probabilmente, già la sua posizione isolata rispetto ad altre montagne ha alimentato nel tempo la fama di sito esoterico, in cui si verificano strani eventi paranormali, come la presenza di fuochi fatui, rigagnoli nei quali l’acqua scorre in senso contrario o luogo preferito dalle masche per la raccolta di erbe magiche, oltre ad essere l’ipotetica sede di una base aliena e punto catalizzatore radiante spirituale delle misteriose rotte o linee ortogoniche.
Armanda Celebrano sul gruppo Facebook Gitefuoriportainpimeonte ci accompagna alla scoperta del Monte Musinè





















