Ceresole Reale e il colle del Nivolet, tra montagne e natura incontaminata
Ceresole Reale è un piccolo comune dell’Alta Valle Orco all’interno dei confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso e insieme a Venaria Reale è l’unico comune in Italia a potersi fregiare dell’aggettivo “Reale”. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il primo e più antico Parco Nazionale, istituito per Regio Decreto nel 1922 dal Re Vittorio Emanuele II.
Il territorio comunale copre un ampio territorio, di circa 100 chilometri quadrati e con un’altitudine che va dai 1500 metri dei primi insediamenti ai 3619 metri della Levanna Centrale, la cima più alta delle Alpi Graie sul confine italo-francese.
La denominazione Ceresole potrebbe derivare da “ceresiolae”, ovvero ciliegine, perché pare che nella zona anticamente ne esistesse una vera e propria foresta.




Ceresole Reale e Vittorio Emanuele II, un legame intenso e profondo
Probabilmente il territorio di Ceresole venne inizialmente occupato da popolazioni celtiche, ma ben presto i Romani furono attirati tra questi monti dalla presenza di argento, rame, ferro e piombo e crearono numerose miniere, tra cui quelle di Cuccagna e Bellagarda, dove sono state ritrovate alcune iscrizioni latine. Molti dei primi Cristiani, in epoca imperiale, furono costretti a lavorare nelle miniere e tra questi spicca il nome di San Minatore o San Meinerio, che divenne il simbolo di tutti i martiri della fede.
Intorno all’anno 1000, Ottone III di Sassonia, Imperatore del Sacro Romano Impero, donò l’intera Valle Orco al Vescovo Leone di Vercelli, suo fidato cappellano e oppositore del Re Arduino.
Successivamente il territorio passò sotto il controllo della famiglia dei Valperga, che però ridusse la popolazione in estrema povertà e verso la fine del XIV secolo insorse con la “rivolta dei Tuchini”, passando sotto il controllo dei Savoia, che però restituirono la valle ai Valperga.
Nel 1862 il Re Vittorio Emanuele II, che amava profondamente questi luoghi, concesse l’appellativo di “Reale”, dopo aver ricevuto dal Comune la concessione gratuita per cacciare camosci e stambecchi. Nel Settecento, si riteneva che questi animali fossero totalmente estinti in tutta Europa, a causa della caccia incontrollata, ma in realtà un piccolo gruppo di un centinaio di esemplari era sopravvissuto in Valle Orco e per questo motivo il sovrano istituì la Riserva Reale del Gran Paradiso, dove avrebbe potuto cacciarli in via esclusiva.
Per facilitare gli spostamenti del Re e della sua corte, vennero costruiti numerosi sentieri, mulattiere e rifugi di caccia, in cui poter soggiornare durante la stagione venatoria. Ancora oggi questi itinerari vengono percorsi facilmente dai visitatori e dalle guardie del Parco, che li utilizzano per ammirare e monitorare la flora e la fauna alpina fino ad alta quota.
Nel 1922, il Re donò la Riserva allo Stato Italiano che la trasformò in Parco Nazionale e tra il 1925 e il 1931 venne costruita la prima diga per la produzione di energia idroelettrica, ancora oggi funzionante, una delle attrattive turistiche più amate e famose della Valle. Alcuni sostengono che nello stesso punto, anticamente, ci fosse già un lago che si sarebbe prosciugato per la rottura di una barriera di rocce che contenevano le acque, ma questa ipotesi non è mai stata scientificamente dimostrata.
Ceresole Reale ( Torino )Ph Alfio Sansica




Raggiungere il colle del Nivolet per toccare il cielo con un dito
Una volta superato il grande lago di Ceresole Reale, la strada si inoltra tra le montagne fino a raggiungere il Colle del Nivolet, che segna il confine tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.
La strada venne costruita nel 1931 per arrivare fino agli invasi artificiali più a monte del Lago Agnel e Serrù, ma Renzo Videsott, primo presidente dell’ente di gestione del Parco, fece proseguire il tragitto fino ai 2612 metri del Colle, con l’intento di creare una nuova attrattiva turistica che valorizzasse la natura della Valle.
Negli anni Settanta, si pensò anche di creare un collegamento verso la Valle d’Aosta, ma il tentativo fallì a causa delle incomprensioni tra le amministrazioni delle due regioni.
Dal punto di vista naturalistico, il Colle del Nivolet è un vero gioiello faunistico e paesaggistico: si tratta di un vasto pianoro, in cui sono presenti alcuni bacini lacustri e dove è abbastanza facile incontrare stambecchi, camosci, marmotte, anfibi e uccelli di diverse specie.
Per la sua posizione, è uno dei luoghi più bui d’Italia ed è quindi naturalmente protetto dall’inquinamento luminoso, rendendolo un luogo perfetto per le osservazioni astronomiche da parte di molti astrofili. Inoltre, soprattutto d’estate, è una delle mete preferite di molti cicloamatori che si inerpicano sulle sue salite, ma solo nel 2019 è stato scelto per una delle tappe del Giro d’Italia, che però si è fermato al Lago Serrù a 2243 metri di quota.
Da Ceresole Reale – TO al Nivolet, Valsavarenche AO. Si incontrano sul percorso, il Lago del Serrù e il Lago dell’Agnel fino ai molti laghetti del Nivolet. Ci sono molte marmotte e camminando si sentono i loro fischi. Si mangia ottimamente e abbondantemente,al Rifugio Savoia sul Piazzale del Nivolet




Come raggiungere Ceresole Reale e il Colle del Nivolet
Ceresole Reale e il Colle del Nivolet sono raggiungibili utilizzando la ex SS 460, ora SP 50. Si tratta di un territorio molto amato e frequentato dai piemontesi in tutte le stagioni. D’inverno, nonostante non ci siano impianti sciistici e la neve non venga del tutto rimossa dalle strade, è meta di escursioni di scialpinismo o con le racchette da neve, mentre d’estate molti turisti raggiungono queste località per trekking e passeggiate anche in alta quota. Per preservare questa zona di così alto valore naturalistico, è stato deciso di bloccare l’accesso alle auto da metà ottobre a metà giugno e durante le domeniche estive, istituendo un comodo servizio di navetta che percorre gli ultimi chilometri fino al Colle del Nivolet.