Borgofranco d’Ivrea, Palazzo Marini e i Balmetti, tra arte barocca e cultura del territorio

Borgofranco d’Ivrea è un piccolo borgo che sorge sulla Via Francigena, nel tratto che dalla Valle d’Aosta porta fino a Ivrea. Un borgo dove ancora oggi sono ben visibili le tracce del suo antico passato, prevalentemente contadino e pastorale, con le sue vie strette e regolari e l’architettura rurale delle sue abitazioni, caratterizzate da tipiche logge, archi e travate, che un tempo venivano utilizzate come stalle per gli animali e depositi per il fieno.

Il territorio di Borgofranco è prevalentemente pianeggiante e circondato, a destra da un tratto della Serra, una delle colline moreniche più importanti d’Europa su cui si addossano i Balmetti e sulla destra dalle cime della Valchiusella, che proseguono fino all’imbocco della Valle d’Aosta.

Una storia lunga più di 800 anni

È storicamente provato che da Borgofranco d’Ivrea passasse la Via delle Gallie, una strada consolare voluta da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia Transalpina, che ancora oggi è ben visibile per un tratto nel comune valdostano di Donnaz, qualche chilometro più avanti.

Con il tempo, in questa zona particolarmente adatta all’agricoltura e all’allevamento, grazie alla vicinanza con la Dora Baltea e a fonti d’acqua facilmente reperibili, si insediarono diversi villaggi, che presero il nome di Monbuen, Buo e Quinto.

Intorno alla metà del XIII secolo, il vescovo d’Ivrea, in accordo con il Marchese di Monferrato, che all’epoca governava quest’area, impose la costruzione di un avamposto difensivo, in una zona particolarmente contesa e strategica.

Nel 1251, lo Statuto del Monbuen sancì che gli abitanti dei vicini villaggi dovessero stabilirsi all’interno della Bastia, le cui mura li avrebbero protetti da possibili attacchi e scorribande. Probabilmente solo nel 1277 venne fondato il “Borgo Nuovo della Valle di Montalto”, che successivamente divenne Borgofranco.

Giovanni II, Marchese di Monferrato, nel 1348 concesse agli abitanti dell’allora Borgo Franco, il diritto di nominare i propri consoli e ufficiali, di riunirsi in assemblea e amministrare la bassa giustizia, ovvero il giudizio per i reati meno gravi e i diritti civili.

Il borgo ebbe un periodo di espansione e nel XV secolo venne costruito l’Oratorio di Santa Marta che, dal 1508 svolse la funzione di chiesa parrocchiale fino alla costruzione dell’attuale edificio ecclesiastico. Sul finire del XVII secolo la chiesa venne ampliata e assunse le attuali dimensioni. Al suo interno, accanto all’altare maggiore, si trova una statua di Santa Marta che sembra calpestare un drago dalla cui bocca escono le gambe di un bambino. Questa immagine, molto originale e suggestiva, in passato veniva usata dagli adulti come monito nei confronti dei bambini particolarmente vivaci e irrequieti.

Successivamente il borgo passò nelle mani della Famiglia Savoia e, nel 1618, Carlo Emanuele I decise di scorporare il territorio di Borgofranco dalla giurisdizione di Ivrea, affidandolo a Giovanni Francesco Lussalaborda, che lo amministrò fino alla sua morte.

Qualche anno dopo, nel 1623, venne concesso il feudo a Claudio Marini, un nobile genovese, che contemporaneamente acquisì anche il titolo di marchese e decise di insediarsi nel piccolo borgo, costruendo e restaurando la sua nuova residenza. La Famiglia Marini conserverà il feudo fino al 1720, quando decaddero e le proprietà tornarono in mano sabauda e il Palazzo venne acquisito dai Padri Dottrinari di Ivrea.

Nel XVII secolo iniziò la costruzione della chiesa della confraternita del Santo Rosario, che durò diversi anni e subì ampliamenti e ricostruzioni fino ad assumere le attuali dimensioni. I lavori di costruzione terminarono solo nel 1752, quando la chiesa divenne parrocchiale e venne dedicata a San Maurizio.

Nel 1722, Vittorio Amedeo di Savoia concesse il feudo a Giovanni Francesco Palma, che stabilì la sua residenza nel complesso della Cassinassa.

Agli inizi dell’Ottocento, Borgofranco venne annesso alla Francia napoleonica fino alla caduta di Napoleome.

Cosa vedere a Borgofranco d’Ivrea

A Borgofranco sono presenti diversi edifici storici di notevole importanza, come Palazzo Marini, la Torre Porta, la Chiesa Parrocchiale, la Chiesa di Santa Marta e la Confraternita di Santo Spirito, a cui si possono aggiungere la Chiesa di San Germano, nell’omonima frazione, l’antica Birreria de Giacomi e l’ex stabilimento idroterapico, risalenti all’inizio del secolo scorso.

Palazzo Marini

Chiunque visiti Palazzo Marini rimarrà affascinato dai suoi splendidi affreschi che ricoprono praticamente tutte le sue sale. La costruzione, di pianta quasi rettangolare, si trova all’interno dell’antico ricetto medievale, voluto dal Vescovo d’Ivrea e dal Marchese del Monferrato verso la fine del XIII secolo.

L’edificio è composto da una parte signorile, rivolta a sud, e da una rustica e di servizio verso nord. La porzione nobile è sicuramente la più interessante ed è costituita da un pian terreno, un primo piano e un sottotetto. In questo edificio mancano le cantine, così importanti in questa zona, a causa del terreno acquitrinoso su cui sorge l’abitato di Borgofranco.

Lo scalone padronale si trova a lato dell’androne d’ingresso, ha una forma elicoidale e si colloca all’interno della torre cilindrica che svetta sull’edificio. La scala è completamente decorata con affreschi della prima metà del Seicento a trompe-l’oeil, che danno una prospettiva scenografica all’intero ambiente.

Le successive quattro sale e il loggiato, espressamente voluto dalla Famiglia Marini in fase di ristrutturazione, conservano un pregevole ciclo di decorazioni murarie, largamente diffuse nella seconda metà del secolo e sono una preziosa testimonianza del gusto artistico dell’epoca.

Al momento, Palazzo Marini non è aperto al pubblico, ma è comunque visitabile attraverso tour guidati.

I Balmetti

Il termine Balmetto è un diminutivo del termine ligure Balma, con cui si indica un luogo scavato nella roccia.

I Balmetti si trovano appena fuori dall’abitato di Borgofranco e sono delle tipiche cantine ricavate nella roccia morenica del massiccio del Monbarone, una montagna che sovrasta il territorio eporediese. Le cantine sono principalmente utilizzate per la conservazione dei vini e dei formaggi locali e la loro origine è sicuramente molto antica, intorno al XII secolo.

La loro peculiarità è legata a un fenomeno naturale molto particolare che provoca la fuoriuscita di correnti d’aria direttamente da alcune cavità della montagna, chiamate “Ore”, che consentono di mantenere una temperatura e un’umidità costante di 7-8 C° in tutte le stagioni dell’anno.

Le “Ore” si sono probabilmente formate durante il ritiro del ghiacciaio balteo che contribuì alla creazione della Serra morenica di Ivrea. Il ghiacciaio creò delle grandi spaccature nelle rocce che venivano trasportate a valle e causò ripetute frane che contribuirono alla creazione della struttura della morena stessa. Ancora oggi, all’interno di queste fessurazioni, si infiltrano corsi d’acqua sotterranei e circolazioni d’aria, che contribuiscono alla creazione delle “Ore”.

Nei punti in cui sono comparse le “Ore” sono stati edificati i Balmetti, delle piccole costruzioni a pianta rettangolare ad uno o due piani, con un piccolo cortile, un pergolato con una vite o un rampicante e alcuni tavoli e panche per potersi rilassare.

Alle prime cantine, che usufruiscono direttamente delle “Ore”, sono stati aggiunti altri ambienti che utilizzano il flusso d’aria in modo secondario e un piano superiore dove poter ricevere amici e parenti per momenti di festa e convivialità.

I Balmetti sono tutti di proprietà privata e vengono principalmente frequentati per motivi di svago e soprattutto in tre periodi dell’anno: durante il Carnevale, che in Canavese è uno dei momenti più importanti dell’anno, la Festa dei Balmetti, che solitamente si tiene nel periodo estivo, e la vendemmia. Queste costruzioni non sono solo utili, ma sono una parte fondamentale della cultura locale e delle tradizioni, oltre ad essere perfettamente integrate nel paesaggio circostante.

Vicino al lago Sirio e alle “terre ballerine “ ci sono i “Balmetti” “ dove la montagna respira” a Borgofranco d’Ivrea per un giretto tra le cantine e gustare le “Miasse” ….

? C. Costamagna (Dal Gruppo Facebook Gite fuori porta in Piemonte)

Siete quindi tutti invitati a visitare Borgofranco e i Balmetti, per gustare un ottimo bicchiere di vino e godere del meraviglioso panorama canavesano.

 Foto copertina, cover e Palazzo Marini tratte dal sito del Comune di Borgofranco d’Ivrea

Caratteristiche

  • Interesse storico, artistico e culturale
  • Itinerari a piedi
  • Pianura
Borgofranco d'Ivrea 10013 TO
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