Asti sotterranea: una bellezza criptica
Con l’apparente pseudonimo “Asti sotterranea” si intendono diversi ambienti interrati, come vedremo principalmente sottostanti a numerosi monumenti religiosi presenti e visitabili nel ricco territorio astigiano, sorprendente a tal punto da riservare non solo bellezze alla luce del sole ma anche tesori più misteriosi.
La Asti sotterranea sarebbe assai più ampia e perlopiù di libera fruizione. Quella delle cripte, molto affascinante, si concentra in tre luoghi: Sant’Anastasio che è anche museo lapidario, al momento ancora chiuso causa virus; San Giovanni, sotto il Museo Diocesano, non sempre aperto, 351.707.7031 per conferma; Collegiata di San Secondo, all’interno della quale è presente il reliquiario cinquecentesco, in argento, contenente le ossa del martire astigiano. In quest’ultima poi, imperdibile il grande polittico di Gandolfino: L’adorazione dei Magi. Eccellente autore di inizio ‘500, nato e con bottega ad Asti, di cui la città è piena di capolavori. Ma questa è un’altra storia.
D. Palazzetti (Dal Gruppo Facebook Gite fuori porta in Piemonte)
La Cripta di San Giovanni
Essa è situata nei sotterranei del Museo Diocesano astigiano adiacente alla cattedrale di S. Maria Assunta.
Si hanno notizie riguardanti ben due originarie cattedrali astigiane, una appunto intitolata alla Madonna, qui sopra citata, e l’altra in onore di San Giovanni Battista. Quest’ultima divenne poi una cripta sotterranea e a prevalere sulla costruzione superficiale fu il nome di Maria.
La cripta alloggia parte del Museo Diocesano ospitante, tra cui predominano diversi frammenti di lapidi in pietra a dir poco sorprendenti. Una delle prime apprezzabili vede ritratto il sacrificio supremo di Cristo nella suggestiva rappresentazione metaforica di un pellicano allattante i suoi piccoli nel nido comune.
Subito prima dell’ingresso ufficiale della Cripta di S. Giovanni si rinviene un’altra lapide in pietra questa volta appartenente alle onoranze funebri del vescovo Arnaldo de Rosette, risalente addirittura al XIV secolo.
Ad aprire le danze e il percorso museale sotterraneo è proprio la statua di San Giovanni Battista, la quale purtroppo è rimasta decapitata; questa fu scolpita in arenaria gialla da uno scultore franco-piemontese nel 1300 e oggi si presenta mutilata quanto affascinante, restaurata nel pieno rispetto della intenzionalità autoriali.
La struttura della Cripta risale all’epoca altomedievale, intorno all’VIII secolo d.C, a testimoniarlo ancora odiernamente ci sono materiali protagonisti quali: granito rosso, arenaria grigia, granito grigio e particolari dell’epoca come i capitelli corinzi allocati sulle colonne portanti della stanza; essi rappresentano tipiche immagini iconografiche del tempo come la croce cosmologica e il fiore della vita.
La Cripta di Sant’Anastasio
Il suo nome è sicuramente originario della preesistente costruzione a cui essa appartenne ma, ancor più originariamente, si presume che la dedica ad Anastasio, monaco persiano morto nel 628 d.C, si debba ai Longobardi, il loro Re difatti nutriva un particolare e sentito culto per il Santo e Asti fu suo ducato; questa leggenda se veritiera svela una lontanissima genesi della struttura e delle sue fondamenta rivelatesi ancor più immortali.
Inizialmente questo ambiente sorse appunto al di sotto di un complesso religioso omonimo, risalente nuovamente all’epoca altomedievale, un monastero femminile benedettino. Esso vantava fin dalle sue origini una maestosa chiesa che però, intorno al XVII secolo, venne demolita e ricostruita interamente in stile barocco ma che, per inutilizzo ed esigenze comunali, nel recente 1907 venne definitivamente demolita lasciando spazio all’attuale e fortunatissimo liceo classico astigiano.
La sorpresa che derivò da questo triste provvedimento comunale fu proprio la cripta sotterranea, questa conservata e visitabile in onore di tutta la restante storia. Essa oggi ospita resti murari ma anche splendidi e riconoscibili capitelli appartenenti alla fase romantica della preesistente chiesa di Sant’Anastasio.
L’intero museo vuole essere fedele al progetto scientifico che vi è alla base e che lo identifica come uno spazio ove depositare le opere rinvenute nel tempo e nei dintorni dopo averle catalogate e inventariate, uno spazio dove ovviamente possa goderne l’intera comunità e dove il tutto rimanga custodito in parte anche dal mistero.
Alcune delle opere più rilevanti esposte nella cripta di Sant’Anastasio risultano essere le seguenti: in primis si apprezza il capitello corinzio raffigurante il simbolo del Santo patrono, una palma; successivamente si notano diversi resti tombali e alcune fosse comuni probabilmente parti di un cimitero medievale preesistente; si distingue di seguito una mostra di pietre “cantonali” del XIII secolo, elementi esclusivi dell’edilizia urbana astigiana medievale; infine si impone protagonista una suggestiva statua tricefala in pietra apparentemente raffigurante due capi femminili ed uno maschile.
Cripta della Chiesa di San Secondo
Si giunge all’ambiente interrato attraverso scalette fiancheggianti il presbiterio dell’altare maggiore accorgendosi subito dell’antichità del luogo.
Quest’ultimo si racconta venisse riservato per la pratica arcaica della decapitazione del Santo, risalente al Il secolo, le cui spoglie alloggiano ancor ‘oggi nella cripta stessa.
La “cella confessionis” rappresentava il cuore centrale della cripta di cui con il passare inesorabile del tempo oggi sono visibili soltanto più le mura laterali.
Il comune di Asti nei vari restauri commissionativi si è impegnato a ricreare idealmente le restanti mura con l’impiego di cancellate e inferiate difensive, volte anche alla tutela delle spoglie del martire oggi custodite in un reliquiario cinquecentesco argenteo.
Gli elementi più antichi della cripta risultano essere quattro colonne sormontate da preziosissimi capitelli risalenti al VII-IX secolo circa.
La Cripta di San Secondo è considerata la vera culla del cristianesimo paesano e per questo ospita le reliquie del suo Santo patrono, divenendone luogo di riposo e riconoscimento eterno, come per lui per l’intera sua devota comunità. Questa vi è e vi sarà per sempre debitrice, si dice in seguito alla liberazione della città di Asti dall’assedio minacciato, nel 1526, dal condottiero Fabrizio Maramaldo, per conto dell’imperatore Carlo V; secondo la legenda fu proprio San Secondo a sventare tale pericolo e a meritarsi così, oltre che un legame viscerale con i suoi cittadini, anche un bellissimo e onorario affresco tutt’ora visibile su una parete eretta al di sopra della cripta.